Suzanne Taїeb
Suzanne Taїeb e altri colleghi nella copertina de "La signora di Blida" di Laura Ferranda, Armando Editore 2012

Immaginate di nascere, crescere ed iniziare a lavorare in un Paese occupato da una potenza coloniale che vi costringe ad imparare la sua lingua, che impone il suo modello di società e che considera la vostra cultura come un’erbaccia da sradicare, un errore da correggere. Aggiungete a ciò il fatto che, agli albori della vostra carriera professionale, una seconda potenza coloniale decida di occupare quella stessa terra già occupata anni prima e che vi costringa a lasciare il lavoro per il quale avete studiato tanto e a cui avete dedicato quasi tutta la vostra vita, solo perché in quegli anni è in atto un conflitto mondiale e la persecuzione di qualsiasi minoranza è all’ordine del giorno. Il risultato? la vita di Suzanne Taїeb, psichiatra di origine tunisina ed ebrea che ha vissuto durante gli anni del colonialismo francese e della seconda guerra mondiale.

La dottoressa Taїeb aprirà la strada agli studi sull’etnopsichiatria coloniale per poi deviare la propria carriera, a causa degli avvenimenti politici a cui si accennava, indirizzandola all’esercizio della professione medica al servizio degli emarginati.

Chi era Suzanne Taїeb?

Suzanne Taїeb nasce a Béja nel 1907 da una famiglia tanto agiata quanto superstiziosa: si diceva, infatti, che suo padre fosse un medium e che riuscisse ad ipnotizzare le persone, mentre sua nonna possedeva una vasta biblioteca contenente volumi sulla magia e l’esoterismo.

Iscritta alla facoltà di medicina di Algeri e promettente studentessa di Antoine Porot, fondatore della Scuola d’Algeri, nel 1936 Suzanne si trasferisce nell’Ospedale Psichiatrico di Blida-Joinville dove inizia il suo lavoro per realizzare la sua tesi “Idee d’influenza nella patologia mentale degli indigeni nordafricani: il ruolo delle superstizioni”. Qui la dottoressa passerà tre anni internata nel padiglione femminile della struttura, a stretto contatto con le pazienti del padiglione femminile, ed avrà modo di allargare le vedute fin troppo chiuse della psichiatria coloniale di allora.

Entrata dell’Ospedale psichiatrico di Blida-Joinville, 1933. (fonte:Wikimedia commons)

Discute la sua tesi riscontrando molto successo tra le figure note nel campo psichiatrico e continua, una volta laureata, il suo lavoro nel padiglione femminile dell’ospedale psichiatrico. All’inizio della seconda guerra mondiale, si vede costretta a lasciare il lavoro a causa dell’occupazione tedesca delle colonie francesi, ritrovandosi di fatto senza lavoro e in un paese doppiamente occupato. In un primo momento lavorerà come dattilografa presso uno studio notarile della Città però, siccome ebrea, verrà licenziata poco dopo.

Nel 1942, quando lo sbarco degli eserciti degli alleati mette fine all’occupazione tedesca nell’area del Maghreb, la dottoressa Taїeb apre un suo studio medico dove assiste pazienti arabi e mantiene, clandestinamente, ha rapporti con i pazienti internati a Blida. Si concentrerà, in particolare, nell’assistenza delle prostitute, accertandosi che ricevano cure adeguate e costante aggiornamento sulla prevenzione. Nel 1947 si trasferirà a Parigi insieme a suo marito Pierre Arcoléa. Nella capitale francese aprirà un nuovo ambulatorio con un obiettivo ben preciso: curare le donne, i bambini e le minoranze emigrate dal Maghreb in Francia. 

Nel corso di questi anni francesi la dottoressa si specializzerà in dermatologia e malattie veneree. La sua carriera professionale conoscerà l’apice, mentre la sua vita privata sarà divisa tra le due sponde del Mediterraneo: da un lato la Francia, luogo in cui svolgerà la sua missione e dall’altro il Nord Africa. La dottoressa Suzanne Taїeb svolgerà la propria missione a Parigi fino al 1979 quando morirà a causa di complicazioni dovute al diabete.

Lo sbarco degli alleati sulle coste della città di Arzeu, Algeria 1942.

Una vita dedicata ai “normalmente anormali”

Lo scoppio della seconda guerra mondiale rappresenta, per Taїeb, uno spartiacque. Una lama affilatissima che taglia il filo di una carriera promettente ma che evidenzia, nonostante l’ingiustizia subita, una vocazione innata per la professione medica e la resilienza con il quale sceglie comunque di lavorare per quelli “esclusi” come lei. Nonostante l’ingiustizia degli avvenimenti della Storia, entrambe le fasi della vita di Taїeb sono state straordinarie e meritevoli dell’attenzione che nessuno le ha mai dato.

Nella prima fase della sua carriera, durante gli anni del colonialismo francese vediamo come una promettente personalità del campo della psichiatria introduce, insieme ad altre figure rivoluzionarie come quella di Franz Fanon, il discorso sull’Etnopsichiatria che spodesta l’egemonia dominante del pensiero psichiatrico coloniale sostenuto all’epoca dai grandi medici coloni, Porot compreso. Il pensiero della psichiatria coloniale si concentrava sulla ricerca di un substrato organico presente nelle strutture cerebrali arabe che dimostrasse la loro inferiorità, il loro essere “normalmente anormali”.

Con il lavoro di Taїeb si apre, invece, la strada verso l’Etnopsichiatria in cui si cerca di collegare la malattia mentale ad influenze di tipo culturali ed etniche. La dottoressa cerca di dimostrare tanto nella sua tesi quanto nell’esercizio pratico della professione come le superstizioni, le credenze e fanatismi religiosi potessero notevolmente influenzare la genesi del disturbo mentale in pazienti arabi, specialmente nelle donne.

Con la seconda guerra mondiale Taїeb, in quanto ebrea per metà, si ritrova costretta ad abbandonare tutto quello per il quale aveva investito. Anni di studi e di ricerche sull’importanza medica delle diversità delle razze spazzati via, per assurdo, dal principio per il quale solo una razza poteva essere accettata, quella ariana.

Con la guerra, la dottoressa è costretta a perdere contatto con le pazienti del padiglione femminile di Blida. Sceglie comunque di non rinunciare ad assistere chi ne ha bisogno. In particolare, come già accennato, riserverà una particolare attenzione alle donne e nello specifico alla prostitute. Sceglierà, una volta a Parigi dopo la guerra, di specializzarsi in per cercare di contrastare al meglio le malattie e i disturbi che l’attività sessuale poteva comportare.

La storia di Suzanne Taїeb ci mostra cosa significhi subire l’ingiustizia di vedersi preclusa la possibilità di svolgere il proprio lavoro e la forza silenziosa con il quale la si accetta. Allo stesso tempo, la sua storia ci insegna a trasformare la sofferenza derivante dalle ingiustizie in qualcosa che possa aiutare chi subisce l’ingiustizia di dover sottostare al “più forte”.

Conoscere e raccontare la storia di Taїeb lascia l’amaro in bocca. Ci fa riflettere su come le circostanze del tempo abbiano fatto di tutto perché non fosse ricordata come una delle donne che ha fatto la storia. Laura Faranda, antropologa ed autrice del libro “La signora di Blida: Suzanne Taїeb e il presagio dell’etnopsichiatria” afferma che «narrare la sua storia e ripensare al suo lavoro assolve anche ad un impegno di natura politica». Non possiamo che essere d’accordo.

Benedetta Gravina

Benedetta Gravina
Sono Benedetta, ho 26 anni (ma solo all'anagrafe, nell'animo sono ancora adolescente) e sono laureata in Lingue all'università di Roma "La Sapienza". Amo la musica, la lettura, l'antifascismo, i viaggi organizzati all'ultimo momento ma, prima di tutto, il mare: per me il suono delle onde rappresenta la più bella canzone mai composta.

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