Comincio a preoccuparmi: è ormai da tanto che non li sento, non li vedo, non li leggo. Sembrano svaniti nel nulla della loro capacità di raziocinio. Intendiamoci, non che mi dispiaccia, anzi fosse per me rivaluterei il concetto di “libertà di espressione”, però mi incuriosisce la totale assenza dei complottisti dalla scena pubblica, dai social, dai canali di opinione; ed è tanto più strano in questo preciso momento storico, che di spunti su cui rimuginare ne offre a iosa.
Come dire, il loro inestimabile contributo al dibattito sembra un po’ mancare: c’è una guerra in Ucraina che si trascina ormai da anni sulla minaccia nucleare, c’è una ripresa delle ostilità in Palestina che imperversa da mesi e ha mietuto decine di migliaia di vittime, eppure i complottisti mogi restano in silenzio, taciturni. Possibile che non ci sia nessuna causa oscura dietro i conflitti, nessuna trama ordita dalle quinte da fantomatici burattinai che manovrano le sorti del mondo, possibile che non ci sia un disegno più grande dietro queste bombe che cadono, dietro questi proiettili che esplodono, dietro questo flusso ininterrotto di armi che vengono vomitate alla frontiera? Strani tipi i complottisti, sono un po’ come gli ombrelli, scompaiono proprio nel momento del bisogno.
Abbiamo imparato a conoscerli: quando c’è da contestare fatti ben poco contestabili sono sempre in prima linea, mani sulla tastiera e cervello sulla propaganda. Mi riferisco ovviamente alla crisi climatica, alla recente pandemia, alla tecnologia del 5G, a certi risultati elettorali, insomma a questioni ampiamente condivise. Ogni volta che c’è da mettere un punto e andare avanti i complottisti sono lì, a negare l’innegabile, a inventare l’assurdo, a causare disastri ben peggiori di quelli che disconoscono con sardonica incoscienza. Stavolta, con il globo martoriato da cicatrici di acciaio, con il crepitio dei missili nel cielo notturno, improvvisamente scompaiono.
Eppure nulla come la guerra dà adito alle interpretazioni più insondate, nulla come la guerra muove interessi economici e politici velati di un malsano patriottismo. Perché allora questo silenzio, mi domando. Perché il dibattito è polarizzato tra chi sta da una parte e chi dall’altra, mentre manca chi sta “dietro”? Quegli onniscienti scopritori dell’escatologia umana, leccatori professionisti di vasetti dello yogurt, mescolatori olimpici di cucchiarelle nel ragù, dove sono adesso?
Qualche domanda me la faccio. Perché lì dove non vi è margine di dubbio i complottisti arrivano come uno sciame di locuste a divorare la certezza, lasciando arido caos e confusione, e quando invece c’è una foglia da mangiare restano inermi, in una putrida quiescenza? Forse che queste morti sono troppo noiose? E sì che ne hanno parecchie, sulla coscienza. Ditemi una volta sola in cui hanno mostrato traccia di empatia per chi asfissiava con i caschi di ossigeno in testa, per chi rifiutava il vaccino, per chi annegava sotto un’alluvione, per chi stecchiva nelle ondate di calore. Le vittime ucraine, russe, israeliane, palestinesi sono immagini senza significato? Improvvisamente questi cadaveri non sono il risultato di un calcolo, ma un fenomeno del tutto naturale, accettabile, forse anche condivisibile. Chi l’avrebbe mai detto.
La guerra è la sola cosa trasparente di cui l’umanità dispone. Capisco. Nulla da dichiarare, neanche un misero negazionismo di circostanza. Complimenti allora, complimenti a questa codarda finzione che si attiva a comando come il relé di un interruttore: evviva il complottismo a corrente alternata. Ma qualche domanda poi viene da farsela; a me il dubbio viene, e una risposta l’avrei pure. Ma facciamo che non la dico, altrimenti per complottista passo io.
Emanuele Tanzilli