Cambiamento climatico-evoluzione del clima
Fonte: euronews.com

Un bambino di sei anni non ha vissuto neanche un solo giorno senza essere influenzato dagli effetti del cambiamento climatico. Questa la conclusione a cui sono arrivati recenti studi sull’evoluzione del clima. Dal 2012 a oggi, infatti, i segni della cosiddetta “febbre del pianeta” sono chiaramente visibili ogni giorno della meteorologia globale. Il caldo record di febbraio in Antartide e nel resto del mondo può essere letto come un segnale preoccupante del surriscaldamento globale

L’ultimo decennio è stato particolarmente caldo con una temperatura media superiore di 0,7 gradi Celsius rispetto ai decenni a metà del XX secolo. Ciò significa che la temperatura del nostro pianeta si è alzato di oltre mezzo grado rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, non bisogna confondere il clima con il meteo giornaliero per comprendere il lavoro che stanno compiendo gli scienziati con lo scopo di individuare i segnali del cambiamento climatico. Per molto tempo gli studiosi hanno spigato che il meteo quotidiano, inteso come gli eventi meteorologici che avvengono con cadenza giornaliera, settimanale, mensile e annuale, non può rivelare l’evoluzione del clima. Eppure, i segni del cambiamento climatico sono oggi perfettamente distinguibili ogni giorno in tutto il pianeta, risultando visibili anche da un climatologo seduto nella stazione spaziale, come afferma lo studioso svizzero Reto Knutti a National Geographic

Cambiamento climatico-evoluzione del clima
Fonte: wwf.it

Gli scienziati oggi hanno sviluppato migliori tecniche per cercare i segnali del cambiamento climatico e delineare l’evoluzione del clima, orientandosi nell’enorme caos di osservazioni realizzate sul pianeta Terra. Nello specifico, lo sforzo degli scienziati è volto a comprendere quanto di quel segnale può essere dovuto ai mutamenti prodotti dalle emissioni di gas serra sull’atmosfera terrestre. Ma in cosa consiste questo segnale? Si tratta di comparare i dati sulla temperatura e sull’umidità nel corso degli anni con i modelli climatici che non prevedevano il riscaldamento globale di origine antropogenica. Più i dati discordano dalle previsioni, più il segnale risulta forte.

A proposito di segnali evidenti del cambiamento climatico prodotto dalle attività umane, proprio in questi giorni una notizia sconvolgente ha scosso l’opinione pubblica mondiale: il 6 febbraio scorso è stata registrata in Antartide la temperatura più alta mai rilevata, che ha raggiunto i 18,3 gradi, la stessa temperatura di Los Angeles nel medesimo giorno. Secondo il Nasa Earth Observatory, che ha messo a confronto le immagini satellitari, le conseguenze di quest’ondata di calore durata dal 5 al 13 febbraio 2020 sono state subito osservabili con grandi masse di neve sciolta e lo scioglimento dei ghiacciai prossimi alla Base Esperanza, a nord della penisola Antartica, dove la colonnina di mercurio è salita a livelli record. Nel confusionario insieme di dati meteorologici questi eventi straordinari ci consentono di avere un’idea abbastanza precisa dell’evoluzione del clima negli ultimi otto anni. 

Anche in Italia l’inverno particolarmente caldo, con una temperatura sopra la media stagionale di 1,65 gradi, ha prodotto effetti devastanti sulla biodiversità, a causa della già prevista moria delle api. Di fatti la popolazione di api, ingannata dalle temperature primaverili che hanno superato i 15 gradi, è uscita dagli alveari iniziando l’importantissimo lavoro d’impollinazione. Un ritorno delle temperature a quelle stagionali potrebbe comportare la morte delle api e il congelamento dei fiori, intaccando la resa e la qualità delle colture alimentari. Non solo, anche la produzione delle 50 varietà di miele presenti in Italia potrebbe essere compromessa dall’aumento delle temperature nel Mediterraneo.

Pertanto, già nei primi mesi del 2020 non sono mancati eventi meteorologici fuori dall’ordinario, mentre arrivano i dati climatici del 2019, il secondo anno più caldo mai riscontrato. Ai Poli la situazione appare tragica con il surriscaldamento del Circolo Polare Artico (che si scalda più velocemente del resto del Pianeta) e lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia che ha presentato un ritmo maggiore del previsto tra il 1992 e il 2018. Il conseguente innalzamento dei mari e l’aumento delle alluvioni potrebbero mettere a rischio la sopravvivenza di 400 milioni di persone, una cifra maggiore di quella prevista dall’IPCC pari a 360 milioni. Tuttavia, le preoccupazioni circa l’evoluzione del clima e lo scioglimento dei ghiacciai artici non fermano gli interessi geopolitici, come quelli americani sulla Groenlandia, ed economici date le abbondanti risorse naturali nascoste dai ghiacci (tra cui il 40% delle risorse globali di idrocarburi). 

Cambiamento climatico-evoluzione del clima
Fonte: ipccitalia.it

Oltre alla perdita di biodiversità e all’innalzamento del livello del mare, sono preoccupanti le implicazioni di carattere sociale, politico ed economico che pesano in particolar modo sulle popolazioni del Sud Globale che maggiormente dipendono dalle risorse dell’habitat per il loro sostentamento. Il report del 2018 dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo per il cambiamento climatico) ha messo in evidenza il legame fra cambiamento climatico e benessere socioeconomico, segnalando come un aumento di temperatura di due gradi potrebbe compromettere la lotta contro la povertà e la diseguaglianza. Un rapporto altamente dinamico e complesso quello fra climate change e diseguaglianze, in quanto gli individui e le comunità sono messe rischio dall’alterazione climatica non soltanto a causa dell’indigenza, ma anche della loro posizione iniqua all’interno della società. 

Se ancora ci si domanda quali saranno le principali vittime del cambiamento, la risposta non tarderà ad arrivare, come mostreranno le future migrazioni ambientali di coloro che non riusciranno ad attuare strategie di adattamento e resistenza.

Rebecca Graziosi

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