librerie, Amazon
Fonte dell'immagine: https://www.illibraio.it/italianii-senza-librerie-biblioteche-415794/

L’anno è iniziato da poco e abbiamo già avuto notizie di librerie che hanno chiuso i battenti: Roma perde un importante punto di riferimento per la cultura letteraria con la chiusura de La Feltrinelli International, a Milano chiude la libreria dell’ospedale Niguarda, da Torino arriva la notizia della chiusura della storica libreria Paravia. La causa è realmente la concorrenza spietata del commercio su Amazon?

Una crisi senza fine per le librerie

Gli appassionati di letteratura sono abituati a dire addio, ogni anno, alle librerie. Già il 2019 terminava con due chiusure importanti, prima La Pecora Elettrica e poi La libreria del viaggiatore, due pilastri per la cultura romana.

Tra il 2010 e il 2015 una ecatombe: 288 librerie hanno chiuso, e probabilmente altrettante hanno chiuso dal 2015 a oggi. Muoiono le librerie indipendenti ma a quanto pare anche le grandi catene.

Ma perché le librerie chiudono?

Non esiste una risposta a questa domanda, purtroppo. Sono molti i fattori da prendere in esame per cercare di trovare una spiegazione. Innanzitutto la mancanza di lettori: in Italia coloro che leggono almeno un libro all’anno non superano il 41%. Un altro fattore è sicuramente la possibilità di acquistare libri online: quanti preferiscono acquistare libri comodamente seduti sul divano di casa anziché recarsi fisicamente in negozio? La spinta alla comodità è data anche da prezzi più competitivi, offerte, codici sconto.

Non è da sottovalutare la totale assenza dello Stato. La legge sul libro potrebbe sicuramente aiutare un settore così in crisi andando a creare un albo con le librerie più fornite e di qualità, oppure designando una “Capitale del libro” ogni anno, e anche prevedendo card che diano la possibilità di acquistare libri a prezzi accessibili per chi ha un reddito più basso. Interventi, questi, che potrebbero riuscire a salvare numerose librerie dal tracollo e ridare linfa a tutti quegli esercizi in crisi.

Chiude i battenti una delle storiche librerie: il caso Paravia

Libreria Paravia a Torino (fonte greenme.it)

Prima hanno dato la notizia ai loro clienti più affezionati, poi a tutti gli altri tramite un post su Facebook: ” Abbiamo ereditato da nostro papà questo affascinante mestiere e abbiamo investito tutte le nostre energie per cercare di farlo nel miglior modo possibile.” Hanno ringraziato editori, autori, agenti e la loro mamma “che ci ha sostenuto moralmente ed economicamente aspettando silenziosamente che trovassimo la forza di dire basta”. Basta, sì “per colpa delle vendite online”.

Il 28 dicembre 2019 la storica libreria Paravia ha chiuso per sempre le porte. E la causa non è da ricercare nell’inesperienza quanto piuttosto, come affermano le due titolari Nadia e Sonia, nello strapotere di Amazon e degli acquisti online.

L’alternativa alla chiusura sarebbe stata quella di affiliarsi a un franchising, ma per le due sorelle questo avrebbe significato snaturare il loro lavoro e tutte le idee che per anni sono state la linfa vitale della libreria Paravia.

Non solo una recessione culturale

Le numerose librerie che chiudono sono un danno culturale, sociale ed economico. Ma per i lettori il danno è emotivo: una libreria, una libreria indipendente, magari di quartiere, magari ancora di un quartiere periferico, è un luogo di incontro, di scambio di opinioni, un ritrovo per i già pochi lettori italiani. In libreria si chiedono informazioni, ci si scambia opinioni, il libraio è la figura di riferimento quando si vuole scoprire un autore nuovo.

La progressiva chiusura delle librerie è finalmente arrivata sui giornali e nei programmi televisivi, finalmente viene dato il giusto risalto a una crisi sempre più profonda.

Dare però la colpa solo ad Amazon significherebbe affrontare il problema solo in parte. Bisogna analizzare anche un altro dato importante, che è quello della produzione – più di 70.000 novità (nel 2017) tra novità e nuove edizioni – e una diminuzione delle copie vendute (nel 2019 494.000 copie in meno di libri venduti rispetto all’anno precedente.). Più libri e meno lettori. Peggio di noi italiani solo Cipro, Romania, Portogallo e Grecia.

Sarebbe utile se i lettori, e non solo i librai, si muovessero per cercare di arginare questo declino in un tessuto culturale già estremamente fragile come il nostro. E sarebbe opportuno anche trovare una soluzione per la distribuzione dei libri, proprietà degli editori: il 60% del prezzo di copertina va alla distribuzione. Nel resto del mondo la distribuzione è indipendente e il ricavo dal prezzo di copertina si assesta intorno al 40%.

Solo Edizioni e/o ha deciso di ribellarsi a queste dinamiche: casa editrice indipendente che non si affida ad altri per la distribuzione e non ha accettato le condizioni di Amazon. Infatti, in un comunicato del 21 dicembre ha mosso accuse contro l’impero di Jeff Bezos innanzitutto per le condizioni di lavoro dei dipendenti, poi per la concorrenza sleale verso le librerie indipendenti, per la politica societaria e infine per le condizioni economiche imposte agli editori che vogliono vendere su questa piattaforma.

Valentina Cimino

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