“Oggi è sempre più evidente che i grandi problemi della nostra epoca (energia, ambiente, cambiamenti climatici, sicurezza alimentare) non possono essere compresi se considerati singolarmente… Il legame tra agricoltura e cambiamenti climatici, ad esempio, è di grande importanza. Il nostro sistema agricolo attuale è allo stesso tempo vittima e carnefice della crisi climatica“. Con queste parole Fritjof Capra, fisico e saggista austriaco, spiega gli svantaggi dell’agricoltura industriale moderna. Da queste parole nasce anche un interrogativo di non poco conto. E’ possibile sfamare l’intera popolazione mondiale non utilizzando i metodi agricoli odierni? Esiste una valida alternativa all’agricoltura di cui sopra?
La risposta è si: l’agroecologia. Con questo termine si indica l’insieme dei principi ecologici applicati alla produzione alimentare, a quella di carburante, di fibre, di farmaci e alla gestione degli agrosistemi.
E’ ormai noto l’impatto negativo che l’agricoltura industrializzata ha sull’ambiente. Le monocolture, ad esempio, oltre ad aver bisogno di fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi, contribuiscono in gran quantità alle emissioni di gas serra nella nostra atmosfera, a causa dei combustibili fossili e delle grandi quantità di energia che occorrono appunto a mandare avanti questo tipo di agricoltura.
L’alternativa agroecologica invece punta, come accennato prima, su principi ecologici molto chiari come l’abolizione dell’uso di sostanze chimiche (erbicidi, pesticidi, fertilizzanti, fungicidi etc.) che inquinano i terreni compromettendone sia la produttività che la qualità dei raccolti. Ma come è si può soddisfare l’ingente domanda di cibo senza l’uso di queste sostanze?
Il principi agroecologici prevedono l’utilizzo di sistemi naturali utili all’aumento dei raccolti, al controllo dei parassiti e alla fertilità dei terreni. E’ proprio quest’ultimo uno dei fattori più importanti nella produzione agricola. Tra le tecniche naturali adatte all’incremento della fertilità del suolo c’è ad esempio il sovescio o concimazione verde che consiste nella coltivazione di alcune specie di piante che non vengono raccolte ma interrate appunto per arricchire il terreno aumentandone così la potenzialità produttiva.
Altro punto importante dell’agroecologia è la conservazione e la condivisione delle sementi. Da anni ormai siamo abituati all’acquisto di semi prodotti da grandi multinazionali che garantiscono raccolti altamente produttivi e che sono compatibili con le moderne tecniche di coltivazione. Queste varietà tuttavia sono state concepite per essere acquistate, seminate e poi riacquistate poiché, col passare del tempo, s’impoveriscono o addirittura diventano sterili e quindi non possono essere più riseminate. Tutto questo a danno delle cosiddette verietà antiche che invece possono rigenerarsi nel tempo e che quindi possono essere ricoltivate. Recuperare e conservare queste varietà antiche, scambiarle e imparare ad auto produrle vuol dire tutelare la biodiversità di un territorio, rispettarla, vuol dire produrre alimenti qualitativamente superiori, tutelando allo stesso tempo la fertilità del suolo.
L’agroecologia quindi rappresenta una reale alternativa all’agricoltura industriale, una soluzione sostenibile poiché consuma molto meno energia rispetto ai metodi agricoli industriali, produce cibo sano e soprattutto garantisce un suolo fertile non inquinato dalle sostanze chimiche di sintesi.
Secondo la Fao entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà il 9,2 miliardi di persone. Questo porterà dunque a un aumento della domanda mondiale dei prodotti agricoli del 50% mettendo ancor più sotto pressione le risorse naturali già oggi sfruttate eccessivamente. “Saranno quindi necessarie grandi trasformazioni nei sistemi agricoli, nelle economie rurali e nella gestione delle risorse naturali se vogliamo far fronte alle molteplici sfide davanti a noi e realizzare il pieno potenziale dell’alimentazione e dell’agricoltura e garantire un futuro sicuro e sano per tutte le persone e per l’intero pianeta” recita il rapporto Fao.
Possiamo quindi concludere affermando che l’agroecologia, come la permacultura e come qualunque altro metodo di produzione agricola biologica, rappresenta quella trasformazione di cui tutti noi abbiamo urgentemente bisogno.
Marco Pisano