SALERNO – La compravendita di beni immobili è in netto rialzo in Campania, in particolare nel territorio salernitano. A definirlo sono una serie di studi condotti dal Centro ANCE di Salerno, dai quali è emerso che nel II trimestre 2015 ha segnato il 2,6% in più rispetto al 2014 in tutta la provincia. La percentuale aumenta se si prende in considerazione soltanto l’area del capoluogo, fino a raggiungere +16,8% (nettamente al di sopra della media nazionale).
Sull’intero territorio provinciale sono stati venduti circa 2.849 immobili, 500 solo nella città di Salerno. A livello regionale, considerando in linea di massima i territori provinciali, la variazione rispetto allo scorso anno è stata di circa il 4,9%. Se invece si analizzano i vari capoluoghi più da vicino, la percentuale sarà del 4,5%.
Per quel che riguarda la regione Campania, al primo posto troviamo la provincia napoletana (con 2.764 compravendite concluse), seguita subito dopo da Salerno (500), Benevento (226), Caserta (198) e Avellino (142).
Come rileva la nota trimestrale dell’Omi – Agenzia delle Entrate, anche il quadro nazionale è più che positivo. Si riscontra infatti un rialzo pari al 6,8% e, anche se le regioni del sud restano indietro rispetto alle altre, anch’esse denotano un netto miglioramento, raggiungendo il 6% in più rispetto al I trimestre.
I dati del mercato immobiliare si basano anche sui mutui concessi dalle banche, le quali hanno sborsato circa 28,9 miliardi, rispetto ai 15,5 miliardi del 2014.
Certamente i numeri in rialzo sono un chiaro segno che almeno il settore immobiliare comincia ad uscire dalla crisi che, a partire dal 2008, aveva congelato i movimenti finanziari ed economici dei cittadini. Come ha dichiarato il Dott. Antonio Lombardi, presidente dell’ANCE Salerno, tale ripresa è dettata principalmente da una ritrovata fiducia da parte delle famiglie, e dona una scossa positiva anche all’avvio, da parte delle imprese costruttrici, di nuovi progetti.
Il presidente si rivolge però anche al Governo e alle istituzioni regionali, sostenendo che questi segnali positivi non bastano per una completa ripresa dell’economia campana e meridionale, venendo a mancare ciò di cui si avrebbe davvero bisogno, ossia i pubblici investimenti.
Insufficienti risultano infatti le risorse offerte dall’Unione Europea, le quali nascono come incentivi aggiuntivi e non come riferimento principale, come hanno evidentemente frainteso i capi delle nostre istituzioni.
Maria Iemmino Pellegrino