Manca ancora l’ufficialità, ma è solo una questione di giorni, forse anche di ore. Per il momento si rincorrono solo indiscrezioni, come riporta stamattina la Gazzetta dello Sport, ma che farebbero tremare l’Inter: 6 milioni di multa, pesanti limitazioni nel mercato e rosa europea ridotta a 21 giocatori. Un sospiro di sollievo invece potrebbe tirarlo la Roma, che rischia solo un avvertimento. Sono le sanzioni provenienti da Nyon, sede dell’Uefa , in merito al fair play finanziario, e che questa volta hanno coinvolto, oltre alle due italiane, anche il Liverpool, lo Sporting Lisbona, il Besiktas, il Krasnodar e il Monaco.
Il progetto, introdotto nel 2009 dall’esecutivo della Uefa e volto a far estinguere i debiti contratti dalle società tramite sanzioni e politiche in grado di portarle all’autofinanziamento, negli anni ha già mietuto le sue vittime, non senza proteste e recriminazioni. Si pensi alla disparità di trattamento utilizzato nei confronti del Malaga, escluso per un anno dalle competizioni europee, messo in relazione ad altre squadre ben più quotate del panorama europeo che se la sono cavata con sanzioni decisamente più leggere, da multe pecuniarie a una riduzione della rosa dei giocatori nella lista Uefa.
Proprio questa potrebbe essere il tipo di sanzione a cui andrebbe incontro l’Inter. Si parla, ma ripetiamo che ancora manca l’ufficialità, di una multa pecuniaria pari a 6-7 milioni di euro, una limitazione del mercato (ovvero la possibilità di acquistare solo in base alle entrate economiche derivanti dalle cessioni) e la riduzione della rosa per la Lista Uefa della prossima stagione, da 24 a 21 unità. In alternativa, non dovesse essere comminata la riduzione della rosa, l’obbligo per la società nerazzurra di tesserare più calciatori cresciuti nel proprio vivaio a discapito degli acquisti arrivati nell’ultimo anno di mercato.
Questa sembrerebbe essere la sanzione decisa al termine dalla riunione del Panel (la commissione inquirente) della scorsa settimana, che avrebbe verificato nuovamente la situazione debitoria dell’Inter anche in base alla sessione invernale di mercato, al bilancio, ai miglioramenti fatti rispetto all’ultima verifica di settembre, quando i nerazzurri presentavano un passivo di bilancio di 85 milioni di euro, a fronte dei 45 milioni di rosso consentiti dall’Uefa. Oggi dovrebbe partire la comunicazione ufficiale ai vertici del club meneghino, di recarsi quanto prima in Svizzera. Se nello scorso novembre fu proprio il patron Thohir a recarsi in terra elvetica, questa volta potrebbero essere il dg Fassone, l’ad Bolingbroke e probabilmente anche il direttore dell’area amministrativa Williamson a comparire a Nyon, per spiegare il piano di rientro programmato da parte della società (il cosiddetto patteggiamento, possibilità data anche alla Roma) e non è escluso che il tutto avvenga già in giornata. Pare comunque scongiurata l’ipotesi peggiore che era stata avanzata a settembre, ovvero l’esclusione dalle coppe europee per un anno.
Per quanto riguarda la Roma, invece, la situazione sembrerebbe essere decisamente molto più tranquilla. Anche per i giallorossi è prevista una convocazione davanti agli ispettori della Uefa in settimana. L’ipotesi più negativa per la società capitolina potrebbe essere la multa pecuniaria o la sospensione temporanea dei premi in danaro provenienti dalle coppe; più realisticamente, invece, potrebbe non arrivare alcuna sanzione ma solo un avvertimento, e i fari puntati addosso da parte della Uefa per diverso tempo. I capitolini sembrerebbero avere un passivo di bilancio di circa 100 milioni di euro nel triennio passato, ma le risposte date dal cambio di proprietà, le diverse e remunerative cessioni, nonché la disponibilità della proprietà americana nei confronti della Uefa avrebbero alleggerito di molto la situazione.
UEFA 0 – 0 Bruxelles
Una mano però potrebbe arrivare da Bruxelles, in particolare dall’avvocato Jean Louis Dupont, diventato famoso nel ‘95 per il caso Bosman che aprì alla liberalizzazione dei trasferimenti di calciatori comunitari. Alla Uefa verrebbero contestate le norme stesse che disciplinano il fair play finanziario, che cozzano con i principi sulla concorrenza ed il libero mercato dell’Unione Europea. Dupont, infatti, sostiene che, secondo le norme comunitarie, non si può in alcun modo impedire a un investitore di spendere quello che vuole per l’acquisto di un giocatore, limitandone in tal modo il progetto sportivo.
A dar manforte a Dupont, arrivano anche le tesi del professor Petit, nome illustre della facoltà di Giurisprudenza di Liegi, il quale sostiene che
“La filosofia che ha ispirato il governo del calcio europeo per ridurre i “rossi” in bilancio si basa sul principio che un club non può spendere più di ciò che ha generato nella precedente stagione. Dunque se il Real Madrid ha prodotto un reddito di 500 milioni di euro, potrà investire sul mercato la stessa cifra onde garantire la chiusura in pareggio del bilancio. E se lo Standard Liegi ha generato un reddito di 25 milioni di euro, altrettanti ne potrà spendere nella campagna-acquisti. Ora è fin troppo evidente che in quattro anni il club spagnolo potrà mettere sul piatto delle acquisizioni qualcosa come due miliardi a fronte dei soli 100 milioni dello Standard”.
Una forbice così larga che impedisce, di fatto, una reale concorrenza alle squadre più forti. Quindi, se un presidente vuole rafforzare la rosa, investendo di tasca propria, dev’essere liberissimo di farlo. Del resto, non sarebbe la prima volta che la Uefa stessa viola le norme comunitarie.
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Michele Mannarella