Liz Truss, premier della Gran Bretagna, sulle orme di Margaret Thatcher
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Liz Truss
Ritratto di Liz Truss – Fonte dell’immagine: Wikimedia.it

Liz Truss è una donna da record: dal giorno in cui ha iniziato il suo mandato come guida dei Tories e poco dopo come Primo Ministro del Regno Unito, ha già conosciuto due regnanti. Dopo la scomparsa di Elisabetta II, infatti, la Premier si troverà a confrontarsi settimanalmente con Re Carlo III, che ha già incontrato pochi giorni dopo la scomparsa della defunta madre. Proviamo a conoscere meglio la donna che ha ereditato il paese da Boris Johnson.

Chi è Liz Truss

Il suo curriculum è di tutto rispetto: Segretaria degli esteri e Ministra per le pari opportunità per il governo Johnson, ha ricoperto ruoli di rilievo sia durante il governo May sia durante quello di Cameron. Nata a Oxford, si è laureata nella sua città natia mostrando prematuramente il suo interesse per la politica, diventando presidentessa dei Liberal Democratici dell’Università di appartenenza. Solo nel 1996 aderì al Partito Conservatore. È la terza donna in assoluto che si trova a ricoprire la carica di premier britannica, dopo May e Thatcher

Per comprendere bene le sue posizioni, basti pensare che ha sostenuto la permanenza del Regno Unito nell’Unione europea durante il referendum del 2016. Successivamente ha cambiato idea, forte della sostenibilità economica del suo paese, ritenendo di aver compiuto un errore a voler sostenere il “remain”. Ha rilasciato dichiarazioni vaghe sui rapporti tra Inghilterra e Francia e ha sostenuto fortemente le sanzioni diplomatiche ed economiche imposte dal governo britannico contro la Cina, visto il trattamento riservato dal governo cinese al popolo degli Uiguri e l’atteggiamento verso Taiwan.

Il suo primo discorso e le sue prime misure

Nel suo primo discorso aveva subito messo in chiaro le priorità: «Abbiamo davanti venti contrari globali molto forti, ma so che possiamo farvi fronte. Questa settimana prenderemo provvedimenti sulle bollette energetiche per evitare che i cittadini affrontino costi proibitivi». L’obiettivo della neo–premier sarebbe stato quello di fissare un tetto annuale di 2.500 sterline per due anni, che sarebbe costato al paese complessivamente 100 miliardi di sterline. Ed è stata di parola. Il nuovo cancelliere dello scacchiere Kwarteng ha presentato una vasta riforma fiscale: riduzione dell’aliquota massima d’imposta del 45% per chi supera le 150 mila sterline all’anno, da abbassare al 40%, e l’abolizione dell’imposta di bollo sulle transazioni immobiliari fino a 250 mila sterline. 

Prevista inoltre l’abrogazione del tetto massimo ai bonus dei banchieri, la cancellazione dell’aumento dell’imposta sulla società dal 25% al 19% e la cancellazione, dal 6 novembre, dell’incremento sui contributi previdenziali previsti dalla NI del 1,25 per finanziare l’assistenza sanitaria.

Non tutti hanno apprezzato la nuova riforma, che si ispira al liberismo puro thatcheriano, visto che la sterlina è crollata sotto a 1,1$ per la prima volta dal 1985; Rachel Reeves, laburista, ha dichiarato: «La premier e il suo cancelliere sono due giocatori d’azzardo». Mentre Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Group, ha affermato: «Dopo la comunicazione del nuovo programma abbiamo assistito a un forte incremento dei rendimenti dei titoli di stato inglesi e a un pesante deprezzamento della valuta nazionale soprattutto contro il dollaro. Crediamo che la scelta del nuovo governo Truss di portare avanti una manovra così fortemente a debito in un periodo di alta inflazione con la Bank of England che sta alzando i tassi di interesse e ha iniziato il quantitative tightening (ovvero la vendita i titoli di stato in portafoglio) sia indubbiamente una politica molto azzardata che causerà, per lungo tempo, fortissime turbolenze sulle piazze finanziarie del Regno Unito».

Il passo falso e la retromarcia

Kwarteng, solo pochi giorni dopo la discussa riforma, ha annunciato su Twitter che il governo non prevederà la riduzione dell’aliquota d’imposta del 45% per chi supera le 150 mila sterline all’anno. «Non andremo avanti con il nostro piano di rimuovere l’aliquota del 45%. Oramai è diventata una distrazione per la nostra missione di vincere le sfide che abbiamo di fronte. Abbiamo capito la lezione, l’abbiamo ascoltata», ha scritto Kwarteng con un suo tweet. C’era da aspettarselo: durante l’apertura del congresso dei Tories, ieri, uno degli esponenti più autorevoli, Michael Gove, ha esplicitato la sua perplessità circa la possibilità di votare il piano di tagli fiscali voluto dalla premier Liz Truss.

Staremo a vedere se la Truss sarà lungimirante o fallirà nel tentativo di ripercorrere le orme di Margaret Thatcher: per ora il primo passo può definirsi un passo falso.

Marianna De Rosa

Marianna De Rosa
Nasco e cresco a Napoli. Studio Giurisprudenza alla Federico II. Appassionata di diritto, politica ed esteri. Spero di aiutare a rendere il politichese una lingua comune. Tre cose che non possono mancare nella mia vita: un buon libro, un bicchiere di vino e una partita di tennis.

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