La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso del Governo che, su richiesta del Movimento 5 Stelle, aveva segnalato illegittimità delle norme votate dalla giunta Caldoro nell’agosto 2014 sulla privatizzazione dell’acqua pubblica in Campania. Il consiglio regionale infatti, presieduto dall’ormai ex governatore, aveva di fatti spalancato le porte alle compagnie private di gestione delle risorse idriche.
La delibera della Corte Costituzionale ha sancito che “Per il servizio idrico integrato, spetta alla competenza esclusiva dello Stato stabilire, sia le forme di gestione, sia le modalità di affidamento al soggetto gestore, sia il progetto di determinazione della tariffa” e quindi non alle compagnie private. “Le scelte su tariffe e affidamento non possono essere definite esautorando la democrazia ed i sindaci dal loro potere decisionale. Questa pronuncia permetterà ai primi cittadini di non firmare la convenzione con la Regione per aderire ai nuovi enti di ambito Eiato”. Così il parlamentare Cinque Stelle Luigi Gallo che, insieme a Luigi Di Maio, Sergio Puglia, Roberto Fico ed altri, è stato tra i maggiori promotori del ricorso, poi appoggiato dal Governo.
A trarre beneficio dal metodo Caldoro sarebbe stata in particolare la Gori s.p.a, di cui il 37% appartiene alla Acea di Francesco Gaetano Caltagirone, che controlla già il servizio idrico nell’Aio 3, tra mille polemiche. Lo stesso Caldoro, come un medievale signore di banno, era stato sempre indifferente alle proteste da parte delle associazioni contro la privatizzazione dell’acqua, scegliendo di non incontrarne neanche una volta i rappresentanti, ma che non era mai mancato, tuttavia, ai consigli d’amministrazione della Gori, cui aveva abbonato ben 7 milioni di euro di debiti, rateizzandone i restanti in un periodo di tempo utile di vent’anni. Forti disagi per le amministrazioni comunali, che sarebbero state sicuramente indebolite dal metodo Caldoro, dato che i sindaci avrebbero perso ogni potere decisionale per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche.
I provvedimenti dell’amministrazione Caldoro infatti, obbligavano i sindaci a firmare la convenzione con la Regione, eliminando di fatto il controllo degli ATO (ambito ottimale territoriale) commissariati in Campania.
Ma a scrivere la storia di questa battaglia che interessa più al popolo che alla casta è stata, il 9 marzo 2015, la città metropolitana di Napoli, che ha affidato con una speciale convenzione, il controllo dell’acqua all’azienda speciale pubblica ABC (acqua bene comune) nella persona di Maurizio Montalto, avvocato delle associazioni contro la privatizzazione. Non si potrà lucrare sull’acqua che è e rimane un bene pubblico. E già nel 2011 Napoli aveva dato una lezione al resto del paese, diventando di fatto l’unica grande città ad obbedire al referendum del 2011, che sancisce che l’acqua deve uscire dal mercato e che non si può trarre profitto da questo bene, che è un diritto fondamentale.
In un sistema economico dove sono ormai le lobby a detenere de facto il potere economico, finanziario e soprattutto sociale (clientelismi, controllo dell’informazione, agganci politici e criminali, etc.), appare alquanto inquietante il tentativo di crearne altre, o quantomeno di rafforzare quelle già esistenti. La privatizzazione di un bene primario come l’acqua andrebbe a colpire le classi meno agiate, con un aumento delle bollette del 30-40%. Più andremo avanti più il mondo avrà sete, a causa dell’aumento demografico e dei cambiamenti climatici. Se oggi nel terzo mondo si muore di fame, domani si morirà di sete. E non solo in quei paesi.
Citando le parole di un grande uomo del novecento e del nuovo millennio, padre Alex Zanotelli, che da tanti anni lotta contro la privatizzazione di questa straordinaria fonte di sopravvivenza: “Noi siamo per la vita, per l’acqua che è vita e fonte di vita. L’acqua è l’oro blu del ventunesimo secolo. Insieme all’aria, l’acqua è il bene più prezioso dell’umanità. Dal basso e insieme, si può!“
Preso atto della decisione della Corte Costituzionale e di questa oggettiva vittoria per la democrazia, non solo italiana, tutte le persone di buon senso non possono far altro che tenere alta la guardia, per difendere l’acqua dalle mani di chi, per infame voracità personale, cercherà sicuramente di controllarne il flusso.
Domenico Vitale.