L'Italia rema contro gli accordi della COP26
Foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

Il governo italiano ha annunciato il 21 marzo di voler continuare a finanziare i progetti di petrolio, carbone e gas fossile all’estero fino al 2028, grazie all’agenzia di credito all’esportazione SACE, controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Questi finanziamenti andrebbero contro gli impegni presi durante la COP26 tenutasi tra ottobre e novembre 2021 a Glasgow.

Alla COP26 i 34 Paesi presenti e le 5 istituzioni finanziarie pubbliche firmarono la “Dichiarazione di Glasgow”, che un impegno congiunto non vincolante e volontario, con il quale i firmatari si impegnavano a terminare gli investimenti pubblici nei combustibili fossili entro il 31 dicembre 2022. L’Italia, inoltre, aderì all’ultimo minuto firmando la Dichiarazione, circostanza che poteva far già capire il poco interesse del Belpaese verso la questione.

Secondo un documento datato gennaio 2023 ma pubblicato solo il 20 marzo dalla coalizione internazionale Export Finance for Future (E3F), il piano italiano è quello di puntare sul gas ritenuto un “combustibile di transizione” verso le energie rinnovabili. Al fine di iniziare questa transizione, due sono i criteri adottati per rendere le decisioni accettabili, per esempio “adottare progetti ritenuti strategici per l’Italia e per la sua sicurezza” che siano “in linea con il piano nazionale di decarbonizzazione del Paese beneficiario e con l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo sul clima di Parigi“. In generale l’azzeramento dei progetti per il petrolio, carbone e gas fossile sarà graduale ed è questo che mette in difficoltà l’Italia rispetto alla Dichiarazione di Glasgow, perché l’azzeramento sarebbe dovuto avvenire ben tre mesi fa.

La decisione del governo italiano arriva, ironicamente, all’indomani della pubblicazione del drammatico Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC sul clima. Il rapporto è diviso in tre gruppi di lavoro – Le basi fisico-scientifiche (2021), Impatti, adattamento e vulnerabilità (2022), Mitigazione dei cambiamenti climatici (2022) – e dei tre rapporti speciali – Riscaldamento Globale di 1.5 (2018), Climate Change and Land (2019), Oceano e Criosfera in un clima che cambia (2019) – al fine di ridare ai lettori un quadro della situazione passata e presente con un focus sulle politiche attuali per il clima. Secondo il rapporto, dal periodo preindustriale la temperatura è aumentata di 1,1°C avvicinandoci sempre di più al limite di 1,5°, le emissioni globali registrate tra il 2010 e il 2019 sono state le più alte fino ad ora registrate e metà della popolazione vive in aree altamente vulnerabili. L’azione principale che dovrebbero attuare i governi mondiali è riuscire a tagliare i livelli di emissioni di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, durante la presentazione del rapporto ha lanciato un monito «L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente. Gli esseri umani sono responsabili di quasi tutto il riscaldamento globale degli ultimi 200 anni. La bomba climatica scandisce i secondi. Ma il rapporto Ipcc di oggi è una guida pratica per disinnescare la bomba a orologeria climatica. È una guida di sopravvivenza per l’umanità».

I dati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC e gli accordi della COP26 però non sembrano interessare il governo Meloni. Per il Presidente dell’IPCC, Hoesung Lee, «questo rapporto di sintesi ribadisce l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti».

Ironia della sorte, durante la seduta dell’Assemblea Generale dell’ONU è stato approvato all’unanimità tra gli Stati presenti, tra cui l’Italia, una risoluzione con la quale viene chiesto alla Corte internazionale di giustizia (Cig) di emettere un parere consultivo sugli obblighi degli Stati in materia di cambiamento climatico e di proporre conseguenze legali qualora venissero meno a questi obblighi. Sebbene il parere non sia vincolante, è un risultato storico in quanto, secondo il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, «aiuterebbe l’Assemblea generale, le Nazioni Unite e gli Stati membri a intraprendere un’azione climatica più audace e più forte». Con questa risoluzione, forse, l’Italia tornerebbe a riabbracciare gli accordi della COP26, ma bisogna aspettare l’evolversi della situazione. Resta comunque l’ennesima decisione anti-clima del governo italiano, che conferma di non ritenere la difficile situazione del cambiamento climatico una priorità.

Gaia Russo

Gaia Russo
Eterna bambina con la sindrome di Peter Pan. Amante dei viaggi, della natura, della lettura, della musica, dell'arte, delle serie tv e del cinema. Mi piace scoprire cose nuove, mi piace parlare con gli altri per sapere le loro storie ed opinioni, mi piace osservare e pensare. Studio lingue e letterature inglese e cinese all'università di Napoli "L'Orientale".

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