L’ombra nera del terrorismo torna a incombere sulla Russia: a farne le spese, questa volta, almeno 10 morti ed oltre 20 feriti a causa di una deflagrazione che nel primo pomeriggio ha distrutto una vagone della metropolitana di San Pietroburgo, in quel momento in viaggio fra le stazioni di Sennaya e Tekhnologichesky Institut.
Il bilancio, si apprende, sarebbe potuto essere peggiore se fosse esploso anche l’altro ordigno posto nei pressi della stazione di Ploshchad Vosstaniya, tempestivamente disinnescato dalle forze dell’ordine.
Il pensiero va all’incubo del terrorismo, ma nonostante il modus operandi lasci poco spazio ad incertezze, né la procura generale né il presidente russo Vladimir Putin hanno rilasciato ulteriori dettagli.
In particolare il presidente, che si trova nei pressi di San Pietroburgo per un incontro con l’omologo bielorusso Alexander Lukashenko, ha dichiarato che nessuna pista può essere esclusa a priori, né quella criminale, né tantomeno quella terroristica.
E non potrebbe essere altrimenti, visto che le indagini sono in pieno svolgimento.
Il portavoce della procura generale, Aleksandr Kurrenoi, raggiunto dalle agenzie di informazione locali, non si è sbilanciato, ma fonti del posto hanno riferito di un’esplosione causata da una bomba lasciata all’interno del vagone prima della partenza del treno, il che farebbe escludere, per lo meno, la pista dei kamikaze.
L’ordigno sarebbe stato dotato di non precisati “elementi lesivi”, al fine di provocare più danni possibile. A quanto risulta dalle immagini sinora diffuse, un obiettivo tristemente raggiunto, viste le condizioni del vagone della metro, completamente sventrato, e soprattutto l’alto numero di vittime e feriti.
In questi momenti di profondo sgomento e commozione, è giunto atteso l’appello pubblico di Georgy Poltavchenko, governatore di San Pietroburgo, che ha invitato i cittadini e gli ospiti della città ad essere «vigili, attenti e prudenti e di comportarsi in maniera responsabile».
Nel frattempo, il Comitato Investigativo russo ha aperto due indagini formali sull’accaduto, una in base all’articolo 205 del codice penale, che punisce il reato di terrorismo, ed una in base all’articolo 223, che sanziona la produzione di esplosivi e ordigni.
In attesa di ulteriori notizie sulla matrice dell’attentato, si prospettano ore di intenso lavoro per i servizi di intelligence russa, l’FSB (Federal’naja služba bezopasnosti Rossijskoj Federacii), che negli ultimi anni hanno dovuto fronteggiare attacchi anche più cruenti di quello di questo pomeriggio, come quello alla metropolitana di Mosca nel 2010, che provocò 38 morti, e soprattutto l’orrore di Beslan, che costò la vita a 333 persone, fra cui 186 bambini.
Carlo Rombolà