Shonda Rhimes è un titano delle serie tv, ed è quello di cui il mondo della settima arte ha bisogno. Sceneggiatrice e produttrice, ha reso la sua mente “globale” attraverso la fama che hanno ricevuto i suoi progetti, primo fra tutti Grey’s Anatomy, grazie al quale si è aggiudicata anche un Golden Globe come miglior serie drammatica.
Firmate “ShondaLand”, la casa di produzione che prende proprio il suo nome, sono anche altre serie tv quali Off the Map, Le regole del delitto perfetto, Scandal, The Catch, Station 19, For The People e l’ultima serie arrivata su Netflix Bridgerton.
I personaggi di Shonda Rhimes sono anticonvenzionali e anticonformisti. La sua produzione verte intorno a tutto quello che si oppone alle regole, ormai passate, che l’America ha voluto dettare al cinema e ha lavorato duramente per cambiare la televisione, facendola sembrare più simile al mondo diversificato che conosceva, alla realtà che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi. Una rivoluzione sottile, un cambio dei giochi attuato nella scelta di un cast colorblind che punta spesso su personaggi di colore come ruoli chiave, in alcuni casi oltrepassando i limiti delle tradizioni hollywoodiane. Le personalità che ha costruito possono essere chiamate con nomi diversi: Lily Brenner (Off the Map), Annalise Keating (How To Get Away With a Murder), fino ad uno dei suoi ultimi personaggi, Lady Whistledown (Bridgerton), ma in tutte troviamo un filo conduttore alla cui estremità c’è la mente brillante e creativa di una donna statunitense: Shonda Rhimes.
Ad esempio la serie-evento Bridgerton, al di là di quella che può essere la trama principale, ispirata ai libri di Julia Quinn, si ramifica in una serie di storie secondarie che, per un osservatore più attento, la fanno da padrone più della storia d’amore in sé. A dominare la scena, innanzitutto, sono due donne: la Regina Charlotte e Lady Whistledown, entrambe rivendicatrici di un posto nella società che difficilmente gli uomini hanno concesso.
La Regina Charlotte: storia o invenzione?
La Regina, interpretata da Golda Rosheuvel, è una donna di colore, un contrasto inusuale con i personaggi di corte che ci hanno sempre mostrato sui grandi schermi, ma non inventato né decontestualizzato. Il ruolo è vagamente ispirato a Sophia Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, il primo membro bi-razziale della famiglia reale inglese discendente, secondo alcuni storici, di un ramo afroamericano dei regnanti portoghesi impersonato da Margarita de Castro y Sousa. Carlotta ha sposato,nel 1761, Re Giorgio III. È un fiume che scorre sotterraneo alla scena di scontro tra le lotte per i diritti dei cittadini di colore e la fazione di coloro che alla supremazia bianca ancora ci credono. Il pugno culturale che Shonda Rhimes dà alle pareti che delimitano quella tradizione così statica e anacronistica prima o poi le farà crollare.
Lady Whistledown: l’occasione di riscatto
Un altro personaggio-chiave della serie tv è, appunto, Lady Whistledown, la scrittrice che infastidisce le facciate apparentemente limpide dei nobili, che ne esamina le crepe nascoste portandole alla luce del sole, provocando l’interesse e – allo stesso tempo – il fastidio della regina. Lady Whistledown è il sogno di chi vuole rinunciare al ruolo imposto dai costumi dell’epoca alla donna, limitato al solo scopo di raggiungere l’età giusta per sposarsi, dunque diventare una moglie. ShondaLand non avrebbe, quindi, prodotto una serie televisiva senza rompere il muro della convenzionalità, staccandosi dai costumi soliti dati ad una nobildonna. Per questo utilizza il personaggio della sorella della protagonista per dare voce, oltre alla storia d’amore, anche ad una storia di riscatto sociale.
“Non capirò mai questa moda delle piume in testa, perché porre ancora più l’attenzione sul fatto che siamo pollastre in cerca di attenzioni maschili? (..) Perché la scelta dev’essere sempre tra starnazzare e covare o non lasciare mai il nido?”
Eloise, con le sue parole, sarà la voce fuori dal coro che, senza gridare, risuonerà forte. Non ha intenzione di farsi tarpare le ali.
“E se io preferissi prendere il volo?” (episodio 4)
Il modo sottile con il quale Shonda Rhimes mostra nelle sue serie tv un mondo che pone sullo stesso piano una donna ed un uomo, una donna di colore e una donna bianca – e molte altre opposizioni che siamo soliti a riassumere nella dicotomia sbagliato-giusto – è un mezzo per promuovere un “progresso” che avremmo già dovuto raggiungere da tempo.
Gabriella Giocondo