Il “presidente viaggiatore”: così è stato soprannominato da alcune trasmissioni satiriche Pedro Sánchez, l’esponente del PSOE diventato primo ministro del governo spagnolo a giugno di quest’anno, in seguito alla mozione di sfiducia verso l’ex-presidente del PP Mariano Rajoy.

Lo chiamano così perché dall’inizio della sua presidenza, ormai sei mesi fa, Pedro Sánchez non fa altro che volare con l’aereo privato dello Stato spagnolo, almeno a quanto riportano i giornali. Sicuramente l’opinione pubblica non pende dalle labbra del neo-presidente, così come non lo fa la maggioranza dei deputati.

Ad appoggiarlo nel Parlamento spagnolo sono le forze di sinistra, soprattutto la sinistra radicale di Podemos, oltre ad alcuni piccoli partiti indipendentisti catalani e baschi (ERC, PDeCAT e PNV).

Fondamentale è però l’alleanza con Podemos, sancita dal varo della legge di Bilancio per il 2019, scritta in collaborazione con il leader del partito, Pablo Iglesias.

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Le proteste dei pensionati spagnoli [público.es]
La “Manovra per uno Stato Sociale” è stata già definita dai media iberici «la più a sinistra della storia». Ma che cosa prevede?

Le riforme del governo Sánchez

Fiore all’occhiello della manovra è l’aumento del salario minimo interprofessionale da 735,90 a 900 euro. Nonostante i recenti avvertimenti del Fondo Monetario Internazionale, questa misura sembra riscuotere grande successo tra i deputati spagnoli.

Per quanto riguarda la protezione degli anziani, che ormai da mesi manifestano nelle piazze di tutta la Spagna rivendicando il diritto a una pensione dignitosa, la legge prevede una rivalorizzazione delle pensioni in adeguamento all’inflazione reale e l’aumento della pensione minima di un 3% entro il 2019.

Anche il diritto alla casa fa parte del piano di protezione sociale del governo spagnolo. La legge introduce una riforma che consente ai sindaci dei comuni urbani di regolare i prezzi degli affitti nelle zone afflitte da bolla speculativa, aumentando da 2 a 5 anni il periodo minimo per un contratto di affitto.

Il diritto alla casa e il problema della speculazione, soprattutto nelle zone più turistiche del paese (anche a causa di giganti come Airbnb), sono da sempre un cavallo di battaglia della sinistra. Tra i maggiori fautori della riforma c’è Ada Colau, sindaca di Barcellona, da tempo in lotta per regolamentare la situazione degli affitti nella metropoli, che negli ultimi anni hanno subito un aumento del 20-30%.

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La sindaca Ada Colau [nuvol.com]

Ma è soprattutto in relazione al cambiamento climatico che la sinistra spagnola si propone il maggiore impegno.

Le proposte relative all’ambiente prevedono un piano per mettere in pratica la transizione definitiva verso l’energia rinnovabile entro il 2050. «Un ottimo esempio di applicazione dell’accordo di Parigi» ha commentato l’ex segretaria dell’UNFCC Christiana Figueres, «stabilisce un obiettivo a lungo termine, offre incentivi per le aziende che scelgono di aumentare progressivamente le tecnologie di riduzione delle emissioni e si preoccupa della transizione della forza lavoro».

Ancora, il governo del PSOE (uno dei pochi governi europei a maggioranza femminile) si impegna attivamente nella lotta per l’uguaglianza di genere, promuovendo le proposte di Podemos per migliorare le leggi sulla violenza sessuale. L’attuale normativa si è dimostrata inadeguata e ha dato luogo a proteste popolari, soprattutto in merito alle condanne ricevute qualche mese fa dai colpevoli dello stupro di Pamplona, considerate troppo lievi.

Nelle proposte del governo Sánchez non si fa menzione della questione immigrazione, nonostante l’aumento notevole delle richieste di asilo politico degli ultimi sei mesi. Al contrario, sembra che il sistema di accoglienza stia entrando in crisi in seguito all’arrivo di numerosi rifugiati dall’America del Sud e Centrale.

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Manifestazioni contro la violenza di genere [elespanol.com]
Il Bilancio rosso-viola (dal colore di Unidos Podemos) è un manifesto anti-austerity che ha riscosso il supporto popolare, come si nota dai sondaggi che hanno registrato un aumento dell’appoggio al PSOE a partire da giugno.

Fin qui tutto meraviglioso per il governo spagnolo. Il problema è che questo Bilancio non passerà.

Il piano di redistribuzione voluto dal governo ha un costo: il deficit passerà dall’1,3% all’1,8% nel 2019, secondo quanto previsto dal governo spagnolo. Tuttavia Bruxelles non sembra essere d’accordo, stimando al 2,1% il probabile deficit e chiedendo al governo spagnolo di fare un passo indietro.

E il costo non è solo finanziario, è anche politico.

Per far passare la legge, infatti, l’alleanza PSOE-Podemos ha bisogno del supporto dei deputati del Partido Nacionalista Vasco, di Esquerra Republicana de Catalunya e di PDeCAT (il partito di Puidgemont). Questi ultimi hanno già fatto sapere che il loro voto sarà condizionato dall’andamento dei processi ai leader catalani indipendentisti, arrestati a seguito della dichiarazione d’indipendenza unilaterale dell’anno scorso.

Se il Bilancio non dovesse passare alla Camera, Sánchez non potrà portare a termine la legislatura e si andrebbe alle elezioni anticipate (primavera o autunno 2019), eventualità supportata dal blocco della destra, formato da Partido Popular e Ciudadanos.

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Impianti per lo sfruttamento dell’energia eolica in Andalusia [wikipedia.org]
Nonostante la maggiore sensibilità di Pablo Iglesias alla causa catalana, anche quest’ultimo ha chiesto pubblicamente agli autonomisti di votare la manovra e di non «far pagare il prezzo di questa situazione ai lavoratori». Da parte sua, Sánchez ha dichiarato che se non otterrà l’appoggio del Congresso andrà avanti col suo progetto di riforma tramite decreti.

Insomma, è ancora difficile dire se il Bilancio passerà o meno a febbraio e quale sarà il futuro del governo spagnolo, stretto in un Europa sempre meno di sinistra.

Sebbene non ci sia nulla di definitivo, c’è da soffermarsi sulle coraggiose proposte di riforma di questo esecutivo, che toccano i principali settori deboli della società e la gestione dell’ambiente, nella speranza che costituiscano se non altro un esempio per i legislatori di tutta Europa.

Claudia Tatangelo

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