Lo annuncia l’avvocato della famiglia di Stefano Cucchi, Fabio Anselmo: “Il caso Cucchi non finisce qui, aspetteremo le motivazioni della sentenza per prepare il nostro ricorso per la Cassazione ma intraprenderemo anche un’azione legale nei confronti del ministero della Giustizia, affinché si possa riconoscerne la responsabilità rispetto alla morte di Stefano”.
Sono giornate complesse, soprattutto quella che segue la sentenza con cui la Corte d’Appello di Roma ha assolto per insufficienza di prove tutti gli imputati del processo del giovane Stefano Cucchi, geometra romano morto nel 2009 dopo essere stato arrestato per droga. Ma i segni sul volto restano, quelli dovuti ai traumi violenti e denutrizione, così come gli occhi viola, che raccontano che forse le cose non sono andate così come dice la sentenza. Il giorno dopo, in lacrime, è la sorella di Stefano Cucchi a commentare: “Mi devono uccidere per fermarmi”.
Ma il presidente della Corte d’Appello di Roma si difende, Luciano Panzani ha dichiarato: “Il giudice penale deve accertare se vi sono prove sufficienti di responsabilità individuali e in caso contrario deve assolvere. E’ quello che i miei giudici hanno fatto anche questa volta. Nessuna gogna mediatica e nessun invito a ‘far pagare i magistrati per i loro errori’ se non vogliamo rischiare di perdere molto più di quanto già si sia perso in questa triste vicenda”.
L’avvocato Anselmo, che difenda la famiglia Cucchi è sul piede di guerra: “Abbiamo avuto al nostro fianco, pur nella diversità delle nostre posizioni, una Procuratore generale libero ed affamato di verità e giustizia. Auspichiamo che il suo ufficio faccia ricorso per Cassazione. Noi ci saremo. La Suprema Corte è senz’altro la miglior sede per poter far valutare la nostra richiesta di annullamento della sentenza”.
Dal sindacato Coisp arrivano parole dure: “Se si vogliono sondare le ragioni di certe sciagure – scrive il Coisp – si guardi prima di tutto altrove, magari in famiglia”. Intanto, come riporta l’Ansa, il Sindaco Marino conferma che il Campidoglio è al lavoro per intitolare una strada o una piazza a Stefano Cucchi. La decisione, come scrive l’Ansa, è stata osteggiata dal Sap.
Nel mirino della difesa della famiglia di Stefano Cucchi ci sarebbe anche il Ministero della Giustizia, come spiega l’avvocato Anselmo: “intraprenderemo anche un’azione legale nei confronti del ministero affinché si possa riconoscerne la responsabilità rispetto alla morte di Stefano”. Questo è dovuto al fatto che, nonostante la sentenza, i fatti giudiziari proverebbero lo stesso i pestaggi subiti all’interno delle celle del Tribunale, per cui la famiglia Cucchi chiama in causa il ministero affinché riconosca le proprie responsabilità attraverso un risarcimento danni.
Ilaria Cucchi, comunque ha spiegato che non ce l’ha con il giudice d’appello “ma adesso da cittadina comune mi aspetto il passo successivo e cioè ulteriori indagini, cosa che chiederò al procuratore capo Pignatone. Mio fratello è morto e non si può girare e indovinare chi è stato, devono dircelo loro”. Ecco, appunto.
Luca Mullanu