Al sindaco di Napoli Luigi De Magistris non manca occasione per ribadire, come accade ormai da settimane, il suo “No” deciso al prossimo referendum costituzionale.
Questa volta il primo cittadino ha scelto Facebook per affidare alla rete un messaggio di assoluta contrarietà al nuovo sistema delineato dalla riforma ideata dal Governo Renzi. <<Oggi un oligarca a capo di una maggioranza (rectius, minoranza) e di un governo, nominati con una legge che la Corte Costituzionale ha ritenuto illegittima, tenta di stracciare la Carta più bella del mondo per consolidare il disegno autoritario-liberista del SISTEMA teso alla concentrazione dei poteri>>: questa è la parte del post dedicata al “No” al referendum, in coda ad una riflessione che si presumeva di tutt’altro tenore, dato che teoricamente era incentrata sulla celebrazione delle Quattro Giornate di Napoli, che tra il 28 settembre e il 1 ottobre del 1945 liberarono la città dall’occupazione nazista. Secondo il ragionamento di De Magistris, però, è in effetti lo spirito di quei giorni storici a dover costituire ispirazione, monito e insegnamento per gli italiani di oggi, soprattutto in occasione della scelta sul se cambiare o meno la Carta Fondamentale: <<Resistere e lottare da parte del popolo significa non solo difendere la Costituzione, ma attuarla finalmente, farla vivere tutta in modo tale da liberare il Paese e realizzare progressivamente la giustizia sociale>>.
Un obiettivo, quello della giustizia e dell’armonia sociale, nella lotta per il cui raggiungimento Napoli può a buon titolo segnalarsi come capofila: la città di Napoli, ricorda all’inizio del post De Magistris, <<fu la prima in Europa a liberarsi dall’occupazione nazi-fascista con una rivolta militare di popolo, capeggiata da giovani e donne. Fu cacciato da Napoli il più potente esercito europeo. Con il corpo dei napoletani. Gli americani entrarono in città a partita già vinta. In questi giorni stiamo ricordando quelle quattro giornate. Non solo per raccontare come questa città ha nelle sue radici i valori di libertà, uguaglianza e giustizia. Ma anche per rinnovare, seppur in forme diverse, la lotta di resistenza in difesa ed attuazione della Costituzione nata dalla resistenza alla dittatura nazista e fascista>>.
Significati simbolici della Storia, dunque, che tornano oggi alla ribalta della memoria civile per insegnare a “resistere” ai tentativi del Governo di defraudare gli stessi cittadini della libertà conquistata al prezzo del sangue. Se l’accostamento tra la lotta di liberazione dal nazifascismo e quella per il “No” al referendum voluto da Renzi magari non apparirà a tutti come ben posto o proporzionato, non si può dire però che non sia coerente “col personaggio” De Magistris, la cui retorica ha spesso fatto appello, negli ultimi tempi e a partire dalla campagna elettorale, a concetti forti legati alla libertà, alla democrazia e all’autodeterminazione: non va dimenticato come questi valorii siano appunto il cavallo di battaglia anche sul tema di Bagnoli.
Lo scorso agosto, poi, lo stesso sindaco aveva prestato il fianco a decise critiche in occasione della emanazione di una deibera di Giunta in cui ribadiva la tendenza per il “No” del Comune. In quell’occasione, dal PD in particolare erano arrivate diverse contestazioni, in cui si accusava De Magistris di <<confondere Palazzo San Giacomo con la sede di un comitato per il No>> (parole, queste, di Elisabetta Gambardella, presidente del Pd metropolitano di Napoli). Inoltre, sempre con riferimento alla citata delibera, nel corso di una trasmissione di La7, il giornalista dell’Unità Lavia attaccò il sindaco affermando che <<E’ come se il governo facesse una legge per votare Si (…) la delibera è un po’ da Sud America, ed è illegittimo perché la giunta non è un partito politico>>, suscitando la reazione polemica di De Magistris (<<Se mi vuole arrestare per quella delibera io sto qua>>). Quella volta, il Capo della Giunta fu difeso da Lorenza Calcassare, uno dei costituzionalisti schierati per “No”; fermo resta, comunque, che i toni forti di De Magistris, pronto ad accostare ad un costante e già ben noto scontro istituzionale col Governo una questione di principio costituzionale e di difesa della libertà, c’è da scommettere che faranno discutere anche stavolta.
Ludovico Maremonti