Il passaggio della torcia a Strasburgo
Olimpiadi di Parigi 2024. Il passaggio della torcia a Strasburgo (Fonte: wikimedia)

Imane Khelif è un’atleta algerina, una pugile, diventata – suo malgrado – oggetto (e soggetto!) di una polemica sulla identità di genere. Agli ottavi di finale del torneo olimpico di boxe femminile la pugile italiana Angela Carini affronta la pugile algerina; l’incontro sul ring è durato 46 secondi, tanto è bastato alla pugile italiana per decidere di ritirarsi. Cronaca di un ritiro annunciato? La polemica attorno a questo incontro andava avanti da giorni. Giorni in cui Imane Khelif è stata costantemente misgenderata.

Parigi 2024, la boxe e le polemiche

Molti organi di informazione, e molti esponenti della politica nostrana, hanno definito la pugile Khelif “un uomo” e “una donna transgender”, quando non anche “un mostro”. Matteo Salvini ha commentato: «Un pugile trans dell’Algeria può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. Uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell’ideologia “woke”». Ancora, il presidente del Senato La Russa: «Un transgender algerino contro una donna italiana ai Giochi olimpici… È politicamente scorretto dire che tifo per la donna?». Il presidente Giorgia Meloni, dopo il ritiro di Carini, ha pronunciato parole critiche nei confronti di Khelif e ha sostenuto che la gara non fosse disputata ad armi pari.

Imane Khelif non è mai stata un uomo ed è socializzata come donna. L’atleta è idonea a gareggiare con le donne, non è stato intrapreso alcun percorso di transizione. La fake news nasce e si sviluppa dopo le dichiarazioni del presidente dell’International Boxing Association (IBA) e organizzatore dei mondiali del 2023 Umar Kremlev, il quale aveva affermato che «sulla base dei risultati dei test del DNA, abbiamo identificato un certo numero di atleti che hanno cercato di ingannare i loro colleghi e fingevano di essere donne. Sulla base dei risultati dei test, è stato dimostrato che avevano i cromosomi XY». Ma l’IBA non fa più parte del CIO dal 2019, anno in cui è stata spostata la sede dell’IBA in Russia a seguito di uno scandalo per corruzione. La Russia nel 2023 ha reso illegale la riassegnazione di genere.

Il Comitato Olimpico Internazionale è stato costretto a pubblicare un comunicato per difendere la decisione di includere la pugile algerina alle Olimpiadi: in questo comunicato ha fortemente criticato l’aggressione contro Khelif, ha ribadito che l’atleta rispettava i criteri per l’ammissione alle competizioni femminili delle Olimpiadi e ha definito “arbitraria” la decisione di escluderla dai Mondiali 2023 dell’IBA.

Silvia Camporesi, bioeticista, è una delle massime esperte, non solo in Italia, di scienza ed etica dello sport. Professoressa di Sports Ethics & Integrity all’università belga KU Leuven, è stata responsabile del Bioethics & Society Programme al King’s College di Londra. Fa parte dei quattro External Expert Advisors di Etica della Wada, l’Agenzia antidoping, ed è autrice di “Partire (s)vantaggiati. Corpi bionici e atleti geneticamente modificati nello sport” (Fandango); è intervenuta sull’argomento, sostenendo senza alcun dubbio che Imane Khelif è una donna: «Da quello che leggo, è una persona con “variazioni delle caratteristiche del sesso”, Vcs/Dsd, che possono comportare anche iperandrogenismo, cioè una produzione di ormoni superiori a una ipotetica media femminile. Capita per diversi fattori». I diversi fattori possono essere, per esempio, la sindrome dell’ovaio policistico.

fonte immagine: ansa.it)

L’Italia è un paese transfobico?

Imane Khelif è un’atleta classificata come intersessuale. L’intersessualità è una condizione in cui una persona presenta, sin dalla nascita, caratteri sessuali che non rientrano nella tradizionale classificazione di maschile e femminile. Questi elementi possono riguardare sia aspetti prettamente genetici – cromosomi, marker genetici, ormoni – che aspetti esteriori evidenti come gli organi riproduttivi, i genitali o le caratteristiche sessuali secondarie (seno, barba o peluria). Imane è una donna, nata donna, con un livello di testosterone più alto di quello medio di una donna. Khelif partecipa ai Giochi perché ammessa da regole ben precise e dopo aver superato determinati controlli.

La dinamica dell’incontro contro Carini ha rinvigorito le polemiche. La pugile italiana è salita sul ring, e dopo meno di un minuto ha deciso di ritirarsi. I media più conservatori si sono lanciati su questa notizia: «pugile donna abbandona il ring in lacrime». Angela Carini è donna. E una donna non deve combattere contro un uomo. Sottintendendo che l’avversaria non lo è, donna. Un bel concentrato di sessismo, transfobia, misgender, e chi più ne ha più ne metta. Anche il voler e dover sempre sottolineare che la pugile algerina è donna, nata donna, non è questa battaglia all’inclusività che si crede. Khelif va difesa da questi argomenti pretestuosi senza però inconsciamente accettare che, se invece fosse stata una donna transessuale, allora la polemica avrebbe avuto senso. No, non funziona così. Il discorso è ampio, è complesso, sicuramente ci sarà tempo e modo di discuterne, ma senza sfociare nella transfobia e nella caccia alle streghe. Parlare dei genitali altrui non è mai una buona cosa, altrimenti finiamo per diventare delle e dei seguaci di J.K. Rowling – che ovviamente ha detto la sua su questa situazione: «Le Olimpiadi di Parigi saranno per sempre offuscate dalla brutale ingiustizia fatta a Carini». Un argomento pretestuoso: il femminismo radicale trans- escludente è un mosaico ideologico che rifiuta l’autodeterminazione di genere e dichiara la lotta per i diritti transgender, intersex e non binari come un attacco all’”ideologia gender”, la cui finalità ultima sarebbe quella di abolire la nozione di donna.

Angela Carini aveva tutto il diritto di ritirarsi dall’incontro, ma lo ha fatto cavalcando l’onda di indignazione mediatica e politica. Dopo meno di un minuto ha deciso che l’avversaria fosse troppo forte per lei ed è stata ricevuta dalla Presidente del Consiglio Meloni, mentre il Presidente La Russa la aspetta in Senato. Il Comitato Olimpico Algerino difende la sua atleta da questi attacchi, giustamente: «Condanniamo fermamente la presa di mira e la diffamazione della nostra atleta, che è una nostra figlia e la sosterremmo sempre».

Un’atleta finita in mezzo a una polemica surreale e ridicola, una narrazione farlocca sui diritti delle donne fatta da una destra politica che coglie ogni occasione utile per invadere il campo dell’identità di genere.

Valentina Cimino

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