Il professor Gabriele Frasca, scrittore e saggista, conosciuto per i suoi saggi pionieristici e presidente della Fondazione Premio Napoli, attualmente docente dell’Università degli Studi di Salerno, fa ricorso contro il Miur per favoritismo.
Dopo aver partecipato al concorso indetto dal Ministero per l’abilitazione all’insegnamento di “Critica letteraria e letterature comparate”, ha fatto ricorso contro il Miur: casus belli della vicenda sarebbe il favoritismo. I legali di Frasca, Angelo Scala e Giuseppe Russo, hanno richiesto un’ispezione al Ministero per fare chiarezza su questa vicenda.
Frasca non è solo: a prendere le sue difese ci sono circa otto umanisti italiani, che hanno partecipato al suo appello pubblicando un manifesto intitolato “Qualche ragionevole dubbio“, in cui hanno dichiarato che “i concorsi di abilitazione attualmente in vigore penalizzano gli studiosi più innovativi”. Tra questi figurano: Giulio Ferroni, professore di Letteratura italiana alla Sapienza; Alberto Abruzzese, sociologo; Giancarlo Alfano, professore di Letteratura italiana alla Federico II; Roberto Antonelli, professore di Filologia alla Sapienza di Roma ed altri.
Nell’appello hanno dichiarato:
«Tutti i presenti firmatari, mossi dalle loro diverse necessità e dai loro specifici fini di ordine professionale, hanno letto e utilizzato i lavori scientifici di Gabriele Frasca, che costituiscono a loro parere uno dei risultati più importanti della ricerca italiana inerente alla letteratura comparata».
Giuseppe Pesce, scrittore e freelance, dal canto suo esprime parole dure circa i firmatari dell’appello: “Ricordo un giovanissimo Gabriele Frasca alla Federico II, assistente del mio prof di letteratura Giorgio Fulco (bravo, scomparso troppo presto). Non metterei mai in dubbio le ragioni di Frasca, della sua solidissima formazione, dei suoi studi innovativi (come le sue poesie). Ciò che mi deprime sono i firmatari dell’appello in suo favore: tutta gente che conosce benissimo i meccanismi dell’università italiana, e che si trova al suo posto non solo per meriti di studio, ma anche e certamente per quegli stessi meccanismi, indispensabili a costruirsi e blindarsi carriere come le loro…“
I motivi adottati dalla commissione per giustificare la bocciatura sarebbero: dispersività, scarsa incidenza locale e cura stilistica. Una posizione che penalizza i ricercatori innovativi ed audaci che intraprendono strade di ricerca non convenzionali e che pregiudica irrimediabilmente la ricerca umanistica italiana talvolta troppo sottovalutata.
Hanno affermato i docenti: “L’esclusione non validamente argomentata di un candidato dai ranghi della ricerca e dell’insegnamento realizza esattamente il contrario dell’avanzamento complessivo del sapere di quella disciplina, producendo un’acritica conservazione del vecchio modello e impedendo l’elaborazione del nuovo, elemento vitale di ogni dinamica della ricerca scientifica“. L’udienza cautelare si terrà il 21 Giugno a Roma.
C’è poco da aggiungere se non che una società che pregiudica l’autentica ricerca letteraria mina le proprie radici ed il proprio essere.
Nicoletta Crescenzo