Se negli anni ’80 e ’90 ci si divertiva con il Totocalcio o con l’assunzione di droghe leggere, oggi ci si diverte sempre con le droghe leggere ma, soprattutto, a fare classifiche per ogni cosa.
Solitamente non ci pieghiamo a tanta autoreferenzialità. Eppure con Black Mirror ci sentiamo costretti. Perché? Perché la serie di Charlie Brooker è un distillato organico delle migliori narrazioni futuristiche e nessuno può esimersi dall’esprimere una sua preferenza, magari sull’episodio che più l’ha sconvolto.
Quindi leviamoci il pensiero. Ma prima di procedere, è meglio chiarire che, per chi scrive, la quarta stagione di Black Mirror è tendenzialmente deludente. In alcune puntate si è preferito riciclare idee già esplorate e, in altre, si ha la sensazione che la deriva tecnologica faccia semplicemente da guarnizione rispetto a una storia che segue spedita la sua strada. Poi, però, ci sono disseminate qua e là alcuni episodi blackmirroriani, sadici e trapunti di angoscia come solo questa serie sa fare.
Detto ciò, passiamo alla classifica:
6°) USS Cullister:
La prima puntata della quarta stagione e forse la più deludente e derivativa.
L’episodio narra di un genio della tecnologia represso che sfoga le sue frustrazioni nel gioco da lui creato. L’episodio sfrutta tecnologie già viste in altre stagioni come le copie digitali senzienti (il cookie di White Christmas) e il programma della TCKR system della realtà alternativa visto in San Junipero, entrambe con funzionalità vicarie. Queste, insieme, sono in grado di creare una realtà virtuale, parallela e totalmente immersiva con conseguenze che potete immaginare. Si spinge forte sulle suggestioni visive, si stuzzica il vintage degli anni ’70 ma si pecca ingiustificabilmente nella sceneggiatura, sciatta e abbandonata a se stessa. Tutto è cedevole sotto quella bella impalcatura estetica, in termini di tempi, logiche e motivazioni dei protagonisti. Anche il messaggio di fondo è impalpabile.
5°) Arkangel:
Si parla di nuove tecnologie in grado di potenziare l’umano, ma che proprio da queste grandissime possibilità derivano i più grandi pericoli. In questo caso si parla di una madre che riesce a “vedere” tutto quello che accade alla figlia, come un'(ark)angelo custode. Si pone dunque l’accento sulla necessità di costruire una cortina giuridica in grado di assicurare diritti inalienabili, come la privacy, dall’invasività tecnologica. Il cerchio si chiude, prevedibilmente, in un dramma familiare, fin troppo banale e senza grandi sviluppi.
4°) Crocodile
Sembra in realtà l’amalgama di due film diversi, il primo un thriller oleografico, il secondo una puntata di Black Mirror in cui il thriller confluisce – forzatamente – in essa. Qui la tecnologia, infatti, fa da suppellettile alla storia che in realtà già starebbe in piedi da sola. Ma è Black Mirror e quindi la tecnologia deve esserci. E quindi si parla di una donna di successo la cui morale si deteriora parallelamente al suo tormento, alla sua paura di essere “scoperta”. Perché se nessuno vede, se nessuno sa, forse le cose non sono state commesse per davvero. Ma davvero la tecnologia del ricordo serviva a qualcosa se non a giustificare l’ultimo reiterata azione dell’elegante architetta?
Black Mirror 4: Delusione USS Cullister, regna Hang the Dj
3°) Metalhead
Uno slasher movie in salsa tecnologica che non guasta. Un po’ Alien (nel “mostro implacabile e sconosciuto”), un po’ The Hitcher (nell’inseguimento), un po’ Sin City (nella fotografia e nella violenza mostrata).
Blandisce con la sua perizia tecnica e la sua estetica ma cade sul piano narrativo. Manca il mordente, manca forse lo spiegone (una volta che servirebbe), sappiamo solo che ci troviamo in un futuro distopico dove proliferano questi infallibili “cani” tecnologici che – ma siamo sul piano delle supposizioni – si sono ribellati al creatore.
2) Black Museum:
E qui ci troviamo al mosaico di diverse storie, tre puntate in una, dove ogni oggetto tecnologico esposto al “rinomato museo di Rolo Haynes” (più una galleria dell’incubo che un museo) è evocativo delle stesse. Conferma inconfutabile che tutte le storie di Black Mirror confluiscono nello stesso universo. Un revenge movie (ma questo verrà fuori dopo) foriero di mostruosità che la tecnologia può creare, insistendo soprattutto sul concetto di coscienza e delle sue proiezioni estrapolate dal corpo, digitali e non. Angusto e soffocante quanto basta per stagliarsi su tutti gli altri episodi, a parte uno.
1°) Hang the Dj:
Medaglia d’oro per il Romeo e Giulietta versione Black Mirror.
Si parla di rapporti di coppia, delle sue degenerazioni, in un contesto dove la scelta del partner è ridotto al tocco di uno smartphone, standardizzato nel via vai della passerella dell’amore, come un vestito da scegliere in un negozio. A guidare le scelte però, abbiamo il “Sistema” a cui tutti i single devono attenersi, che di fatto annulla qualsiasi possibilità di libera biografia. Una perfezione di coppia funzionale ad una società perfetta. Un po’ The Truman Show sul finale, che gli da quel tocco di classe e gli assegna meritatamente il primo posto in classifica. Cinico all’inizio, struggente nel mentre, e con un lieto fine. Ma perverso.
Queste sono le nostre preferenze. Se non siete d’accordo ricordatevi che siete nell’epoca dove ogni opinione, ogni notizia, può avere i crismi della verità rivelatrice in base alle esigenze. Anche questo è Black Mirror.
Enrico Ciccarelli
Esattamente il contrario per me…. anzì USS Cullister forse la più bella della serie. Hang the Dj di un banale imbarazzante….