Olio extravergine d'oliva: crolla la produzione a causa della siccità
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Si allunga la lista delle gravi conseguenze della prolungata siccità che quest’anno ha colpito l’Italia. I razionamenti d’acqua attuati durante il periodo estivo non sono serviti a molto. Il settore agricolo più di tutti ha risentito pesantemente della mancanza d’acqua causata da temperature sempre più elevate e soprattutto da scarse precipitazioni. Secondo Coldiretti nel 2022 «La peggiore siccità in Europa da 500 anni è costata all’agricoltura italiana 6 miliardi di danni pari al 10% della produzione agroalimentare nazionale, a cui vanno aggiunti gli effetti catastrofici legata alla mancanza d’acqua, dal dilagare degli incendi allo scioglimento dei ghiacciai». Anche l’olio extravergine d’oliva, di cui l’Italia insieme alla Spagna è maggior consumatrice nell’Unione Europea, sta risentendo degli effetti di questa devastante siccità.

Olio extravergine d’oliva: -30% nel 2022

La raccolta delle olive da poco iniziata non porta buone notizie. Lo stress idrico causato dall’elevata siccità del 2022 ha danneggiato molti degli uliveti presenti in Italia, portando la Coldiretti a stimare una perdita della produzione di olio extravergine d’oliva del 30% rispetto alle stime del 2021. Una riduzione – esacerbata anche dagli attacchi di parassiti e da gelate primaverili tardive – che unita all’aumento dei costi per le aziende produttrici, di cui il 9% a rischio chiusura, fanno lievitare non poco il prezzo finale di quello che è già considerato l’oro verde.

L’aumento dei costi e i minori ricavi per le aziende agricole uniti all’esplosione dei prezzi del prodotto finito mettono in crisi uno dei prodotti più pregiati del made in Italy. Il calo della produzione di olio extravergine d’oliva colpisce soprattutto le regioni del Sud Italia, in particolare Puglia e Calabria, regioni che da sole rappresentano circa il 70% della produzione italiana. «Specialmente in Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, si rischia un taglio fino al 50% a causa prima delle gelate fuori stagione in primavera e poi dalla siccità, mentre continua a perdere terreno il Salento distrutto dalla Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale»: è quanto emerge dal report “2022, la guerra dell’olio Made in Italy” redatto da Coldiretti e Unaprol, il Consorzio Olivicolo Italiano che rappresenta più di centomila imprese agricole in Italia.

Nota positiva per le regioni del Nord Italia tra cui Liguria, Veneto e Lombardia, territori in cui si stima un aumento della produzione di circa il 40-60%. Secondo Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia, durante il prossimo anno l’olio extravergine d’oliva potrebbe essere introvabile negli scaffali dei supermercati italiani. La prolungata siccità, una delle molteplici conseguenze dei cambiamenti climatici, che quest’anno ha colpito l’Europa potrebbe essere solo l’inizio di una crisi che si continua a non voler combattere in maniera efficace.

L’articolo Megadroughts in the Common Era and the Anthropocene, pubblicato recentemente sulla rivista scientifica Nature, analizza l’impatto sulle risorse idriche di quelle che vengono definite mega-siccità. Si tratta di periodi di aridità che superano la durata della maggior parte delle siccità fino ad oggi documentate. Tra le regioni globali a rischio mega-siccità vengono elencate anche l’Europa e in particolare il bacino del Mediterraneo, territori già oggi vittima dei dannosi effetti della crisi climatica. Secondo lo studio «Le mega-siccità hanno il potenziale per mettere a dura prova i moderni sistemi di gestione dell’acqua».

Un futuro tutt’altro che roseo per gli agricoltori italiani, che già oggi pagano a caro prezzo le conseguenze di una crisi contro cui i finanziamenti a pioggia e i risarcimenti statali serviranno a ben poco. Secondo Coldiretti «Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale e la dieta Mediterranea di cui l’olio è componente fondamentale occorrono un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione. Ma servono anche opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve».

Soluzioni che nel breve periodo potrebbero sortire gli effetti sperati, ma che al contempo, considerando i tragici risultati dei più recenti studi su clima, sembrano essere insufficienti se si analizzano gli scenari a lungo termine. L’olio extravergine d’oliva è e sarà solo uno degli innumerevoli prodotti alimentari minacciati dalla crisi climatica, una crisi che i governi di tutto il mondo sembrano ancor oggi prendere sottogamba in nome di un’economia che già oggi sta crollando sotto gli effetti dell’inazione climatica.

Marco Pisano

Marco Pisano
Sono Marco, un quasi trentenne appassionato di musica, lettura e agricoltura. Da tre e più anni mi occupo di difesa ambientale e, grazie a Libero Pensiero, torno a parlarne nello spazio concessomi. Anch'io come Andy Warhol "Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare". Pace interiore!

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