La Francia sta discutendo in questi giorni della limitazione e della regolamentazione dei jet privati utilizzati dai super ricchi, spesso per tratte molto brevi. Il ministro dei Trasporti francese Clément Beaune presenterà una proposta all’Assemblea nazionale, mentre il deputato Julien Bayou, segretario di Europa Ecologia I Verdi, ha chiesto l’abolizione di questo tipo di trasporto aereo. La discussione si è spostata anche in Italia, dove Unione Popolare ha inserito l’abolizione dei jet privati nel programma, mentre Alleanza Verdi Sinistra ne ha apertamente parlato in varie occasioni. Le reazioni della destra non si sono fatte attendere tra chi paventa il ritorno dell’esproprio proletario e chi la definisce una proposta “pauperistica della veterosinistra”. I dati parlano chiaro: solo l’1% dei viaggiatori produce il 50% delle emissioni globali dovute al trasporto via aria. Si tratta dunque di un dibattito molto ampio, che non riguarda soltanto il rilascio di CO2 nell’atmosfera, ma che tocca temi complessi, come la giustizia climatica e le diseguaglianze ambientali.
L’inquinamento e le emissioni dei super ricchi: un lusso che non possiamo permetterci
In queste settimane si è scatenata la polemica contro alcune celebrità statunitensi e il loro stile di vita inquinante. Tra le varie accuse, molto acceso è stato il dibattito su Kylie Jenner, che avrebbe infatti affittato un jet privato per un viaggio di pochi chilometri, e sulle sue sorelle Kim e Kourtney Kardashian, segnalate dalle autorità californiane per consumo eccessivo di acqua insieme ad altre star hollywoodiane. I consumi esagerati, inquinanti e lussuosi dei super ricchi non sono di certo una novità, ma si scontrano oggi con una crescente sensibilità ambientale, che mal tollera gli eccessi di pochi ricchi. Fra disastri ambientali (come la recente alluvione in Pakistan), migranti climatici o environmentally displaced persons, siccità e ondate di caldo anomalo sono le popolazioni più vulnerabili e quelle che meno hanno contribuito al cambiamento climatico a pagarne le conseguenze sulla propria pelle. Non soltanto si parla di giustizia climatica e diseguaglianze ambientali fra Paesi del Nord e del Sud globale, ma anche all’interno degli stessi Paesi industrializzati.
L’organizzazione non-profit Transport & Environment ha pubblicato uno studio sull’impatto ambientale dei jet privati. Secondo i dati forniti dal rapporto, in un un’ora di volo un jet privato arriva ad emettere due tonnellate di CO2. Per avere un’idea dell’inquinamento prodotto basta considerare la media di emissioni di una persona che vive in Europa, pari a 8.2 tonnellate di CO2 equivalente in un intero anno. Inoltre, le emissioni prodotte dai voli privati sono cresciute del 31% fra il 2005 e il 2019, molto più velocemente rispetto all’aviazione commerciale. Solo la pandemia da COVID-19 sembra aver impresso un rallentamento temporaneo nell’uso dei jet privati. Tuttavia, la tendenza sembrava di nuovo in crescita già nell’agosto del 2020, quando erano ancora in vigore le restrizioni per la pandemia. I voli privati che partono dalla Francia e dalla Gran Bretagna producono più CO2 di 20 Paesi europei combinati insieme. Un decimo dei voli partiti dagli aeroporti francesi sono privati e metà di questi hanno viaggiato per meno di 500 km nel 2019. Anche nel resto d’Europa i jet privati sono utilizzati per brevi tratte e trasportano di solito pochi passeggeri, accrescendo l’impatto sul clima di questi voli.
I detrattori dell’abolizione dei jet privati si appellano al basso numero di voli privati rispetto a quelli commerciali. Eppure, il rapporto di Transport & Environment segnala che i jet privati inquinano fra le 5 e le 14 volte in più dei voli commerciali, considerando le emissioni per passeggero. Il 70-80% delle tratte più percorse in Europa dai jet privati sono coperte dalla rete ferroviaria ad alta velocità, 50 volte meno inquinante del trasporto aereo privato. Ad esempio, Roma Ciampino-Milano Linate è una delle tratte più inquinanti in Europa (485 km e 4037 CO2 [t] prodotta), ma il collegamento fra le due città è assicurato dalla linea ferroviaria ad alta velocità con un’ora e 11 minuti in più rispetto al viaggio in aereo.
Le alternative dunque esistono e non richiedono grandi sacrifici in termini di tempo per i super ricchi (la perdita è principalmente in termini di status sociale). Parlare in questo caso di giustizia climatica significa riconoscere l’impatto che poche persone privilegiate possono avere sul clima, a scapito della maggioranza senza mezzi per affrontare gli effetti nefasti del cambiamento climatico. Il benessere economico consente non soltanto ai super ricchi di sostenere un consumo (molto) vistoso, come l’acquisto di mega yacht, enormi ville e jet privati. Le persone più ricche del pianeta spesso detengono attività economiche inquinanti e destabilizzanti per il pianeta, come compagnie petrolifere, industrie pesanti o istituti bancari che finanziano il settore delle fonti fossili. A differenza del resto della popolazione, possiedono anche le risorse per tutelarsi da eventuali disastri ambientali o crisi climatiche.
Il dibattito sui jet privati in Italia
Secondo il rapporto già citato, l’Italia è il terzo Paese europeo per emissioni prodotte dall’aviazione privata. Le questioni di giustizia climatica toccano anche la nostra nazione, dove le disparità fra Nord e Sud si traducono in differenti capacità di resilienza ai disastri, nonostante le aree più industrializzate non sembrino comunque preparate a fronteggiare gli impatti dei cambiamenti climatici. Secondo un rapporto del Centro Euro-Mediterraneo dei Cambiamenti Climatici, la probabilità di rischio da eventi estremi è cresciuta del 9% nel corso degli ultimi venti anni e le giornate di caldo intenso nel 2019 sono state 29 in più rispetto al periodo 1961-1990.
La pagina Instagram “Jet dei ricchi”– ispirata all’account francese “L’avion de Bernard” che monitora l’impatto ambientale del jet privato dell’imprenditore Bernard Arnault e a “Elonmuskjet” che traccia i voli di Elon Musk- sta raccogliendo dati sui jet privati delle persone più ricche d’Italia. Inizialmente l’account si è occupato degli spostamenti di John Elkann e Diego Della Valle, che viaggiano quotidianamente in jet di proprietà per brevi tratte. Negli ultimi giorni il monitoraggio delle emissioni ha invece riguardato i voli privati di Elettra Lamborghini, Sfera Ebbasta, Flavio Briatore, Gianluca Vacchi (molto discusso il volo Bologna-Taranto per acquistare un kebab) e Fedez che hanno emesso diverse tonnellate di CO2 per spostamenti verso località turistiche o per i tour estivi in giro per l’Europa.
Tra cantanti e imprenditori spicca il nome di un politico. Sempre secondo la pagina Instagram, Matteo Renzi sembra aver affittato un jet privato da Roma a Washington per tenere una conferenza di pochi minuti. Il volo andata e ritorno ha prodotto 51 tonnellate di CO2, emissioni paragonabili a quelle di 18 persone nell’arco di un intero anno, sommando tutti gli spostamenti. Il leader di Italia Viva ha difatti commentato la proposta per l’abolizione dei voli privati da parte di Sinistra Italia-Verdi e Unione Popolare: «Un’idiozia così non la sento dai tempi dei navigator di Di Maio. Si mette un seme per una svolta filo sovietica e per abolire la proprietà privata». Vari commentatori hanno parlato di proposta delirante o hanno richiamato la vecchia paura dell’esproprio proletario.
Purtroppo il dibattito in Italia ha subito preso una piega paradossale, lasciando poco spazio a temi come la transizione ecologica dell’economia, il raggiungimento della neutralità climatica e della riconversione dei trasporti. In questa campagna elettorale si è persa nuovamente l’occasione di parlare seriamente di misure urgenti e che coinvolgono l’intera collettività. Oltre all’abolizione dei jet privati, un’altra proposta potrebbe essere l’imposizione di una carbon tax sul carburante in attesa che venga autorizzato l’uso di velivoli a idrogeno o elettrici.
Perché una semplice proposta che riguarda l’1% della popolazione incontra tanta opposizione al punto da scomodare linguaggi e formule anti-comuniste? Forse la lotta per il clima e l’ambiente non può prescindere dalla messa in discussione dei privilegi economici, da un’attenta analisi delle diseguaglianze (sociali, ambientali ed economiche) e dal raggiungimento di una giustizia climatica. D’altronde non si può chiedere alla maggioranza di riciclare, andare in bicicletta, ridurre i consumi energetici e di carne, consentendo allo stesso tempi ai ricchi di spostarsi in jet privati e molto inquinanti per risparmiare qualche ora di viaggio.
Rebecca Graziosi