Continua la marcia del popolo greco verso il prossimo e decisivo referendum di domenica, quello che accetterà o meno le ultime proposte europee, e che in caso di risposta negativa darebbe probabilmente il via all’uscita della Grecia dall’eurozona (probabilmente, perchè Tsipras non ha escluso nuove contrattazioni).
Hanno sfilato nella piazza Syntagma di Atene prima i contrari, che implorano la vittoria dei “no”, e uno strappo netto con le politiche di austerità degli ultimi anni. Poi, nel pomeriggio di ieri, i favorevoli, che voteranno “sì” per continuare a credere nel progetto europeo. Il movimento sceso in piazza si chiama Menoume Evropi (Restiamo in Europa), e i suoi punti di riferimento sono i conservatori di Nea Dimokratia dell’ex premier Samaras, il partito europeista To Potami, e alcuni dei socialisti del Pasok.
Sulle stime dei partecipanti alle due manifestazioni è stato detto di tutto, c’è chi scrive che i manifestanti per il “no” fossero meno di quelli per il “sì”, chi ribalta i numeri e chi ancora li considera simili, indecisioni che ci forniscono un perfetto esempio di quanto la situazione in Grecia stia precipitando nel caos, soprattutto per il volere degli schizofrenici mezzi di comunicazione.
Sembrano essere invece attendibili, perchè appurati da un sondaggio nazionale, i dati riguardanti le attuali intenzioni di voto, con i cittadini greci che sono orientati a seguire l’appello del premier Tsipras e votare “no”. I contrari alle proposte della Ue sono al momento al 54%, mentre i favorevoli al 33%, con buona pace del Sole 24 Ore che ci informa che i “sì” potrebbero prevalere, senza però menzionare alcuna fonte.
La realtà è che i “sì” sono in ripresa, e stanno riducendo il distacco dai “no”, ma sembra improbabile una loro vittoria in un referendum nel quale sarà imposto un solo quorum strutturale del 40% che verrà facilmente raggiunto.
Sull’estrazione sociale dei manifestanti non voglio esprimermi, c’è chi ha scritto che i pro-euro sarebbero gente di mezz’età con abiti firmati e gioielli costosi, contro i disperati e poveri manifestanti del fronte no-euro, ma sono constatazioni che lasciano il tempo che trovano.
Da oggi la Grecia è insolvente con il fondo monetario internazionale, ovvero il pagamento di 1,2 miliardi di dollari non è stato effettuato, e dunque non potrà più ricevere finanziamenti fino alla restituzione del debito.
Ieri è stato convocato d’urgenza l’Eurogruppo, contro il volere della cancelliera Merkel che non vorrebbe fornire alle telecamere di tutto il mondo l’immagine di un’Europa tenuta in scacco dal premier greco, “Dobbiamo stare attenti al messaggio che diamo”, ha detto.
Ma la situazione è troppo grave per badare all’immagine e quindi via alla riunione, che si è risolta con un nulla di fatto.
La Grecia si prepara al voto, e senza grandi disordini. O meglio, con gli stessi disordini che la caratterizzano da almeno 5 anni. La strategia mediatica dell’Unione Europea è chiara e già in piena attuazione, la consolidata strategia del terrore.
E dunque “Tsipras il vigliacco” tuonano in coro i giornali tedeschi e “Europa a rischio crollo” quelli italiani, nei quali si parla anche senza mezzi termini di “virus greco”, da debellare, si presume.
Non possono poi non strappare un sorriso i tentativi di chi, partendo dalla situazione greca sceglie di lanciare un disperato messaggio d’amore per il nostro premier Renzi. Nella diretta di ieri di Rainews infatti l’inviato italiano non ha potuto fare a meno di rivolgere una domanda ad una manifestante greca pro-euro, “Signora, cosa ne pensa del premier italiano Renzi?”, la risposta? “Magari avessimo uno come Renzi in Grecia!”.
Valerio Santori