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La Madonna dell’Arco e la sua storia

Il pellegrinaggio dei Fujenti al Santuario della Madonna dell’Arco rappresenta, ad oggi, una delle tradizioni religiose più suggestive della Campania.
Il Lunedì in Albis i devoti arrivano vestiti di bianco, muniti di fasce blu e rosse in vita e con i piedi completamente nudi,  da ogni zona della Campania. Il loro peregrinare è caratterizzato dalla presenza di carri e bandiere dedicati a tale liturgia e termina, secondo consuetudine, all’ingresso del Santuario, luogo in cui i fujenti  portano doni di ogni sorta alla Madonna, al fine di rinnovare la propria fede e di omaggiarla per la grazia ricevuta.
Al cospetto dell’altare, i devoti corrono, si inginocchiano, strisciano e piangono; tali scene hanno reso la Madonna dell’Arco una festa unica e ricca di mistero.

Madonna dell'Arco 2016

La storia.

Stando alla tradizione, nel XIV secolo, il Santuario non era che un’edicola votiva dedicata alla Madonna dell’Arco, denominata in questo modo per la vicinanza del complesso ad un antico arco romano.
Le origini di tale tradizione sono da rintracciarsi in un Lunedì di Pasqua del lontano 1450, giorno in cui avvenne il primo miracolo della Vergine.
La storia narra di un uomo che, adirato per la sconfitta subìta al Pallamaglio, scagliò violentemente una boccia contro l’immagine sacra. La violenza di tale gesto provocò il sanguinamento dell’effige e la conseguente chiamata al “miracolo” da parte di tutti i fedeli presenti.
La notizia si diffuse in tutto l’hinterland campano. Questa è la ragione per cui, ancora oggi, i credenti partono da ogni zona del territorio ed arrivano al Santuario per porle omaggio.

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Le storie dei miracoli accaduti per mano della Vergine sono molteplici e di varia natura.
Tra i tanti si ricordano le vicissitudini di Aurelia del Prete, avvenute nel 1582: ricca commerciante che chiese il miracolo di guarigione per una logorante malattia ai piedi e come ricompensa promise in dono una coppia di buoi.
Aurelia fu graziata dalla Madonna ed ella portò a termine il voto promesso. Quello stesso Lunedì, però, la donna si macchiò di un peccato: la bestemmia.
L’anno seguente la malattia comparve nuovamente ed al suo stadio terminale, i suoi pedi si staccarono dalle gambe ed il fatto fu collegato al sacrilegio compiuto i mesi scorsi al santuario.
Così, i piedi di Aurelia furono esposti all’interno del santuario ed ancora oggi è possibile visitarli all’interno del stesso complesso.

Il santuario e la sua fondazione.

Il santuario della Madonna dell’Arco è un grande complesso religioso, situato all’interno del comune di Sant’Anastasia.

_BOR0567Fu nella metà del 1500 che, grazie all’opera di Papa Clemente VII, si diede inizio alla costruzione dell’edificio, i lavori presero poi forma nei primi del ‘600, ad opera dei domenicani, i quali ampliarono il lavoro progettuale.
L’intera opera architettonica è composta da due organi principali: il convento e la chiesa. Quest’ultima presenta al suo interno un’unica navata ed al centro l’antica edicola votiva con l’effige della Madonna col Bambino. Alle pareti sono esposte tele con i quindici misteri del Rosario ed altre figure della tradizione domenicana. All’esterno della facciata del Santuario, poi, è possibile ammirare i tre portali in bronzo, caratteristici di tre momenti particolarmente importanti: il centrale celebra la fondazione del Santuario, ed è quello riservato all’entrata dei battenti durante le funzioni del Lunedì in Albis, quello di destra celebra la venuta dei domenicani e quello di sinistra, invece, la nascita della provincia religiosa di S.Tommaso d’Aquino.
Intorno al santuario sono presenti luoghi particolarmente importante per i fujenti, quali: sala confessioni, chiostro ed un edificio totalmente dedicato agli ex voto, il quale suscita ancora grande commozione nei devoti visitatori.

Chi sono i fujenti?

I fujenti sono devoti alla Madonna dell’Arco. Si riuniscono in associazioni cattoliche a natura territoriale ed onorano la Vergine recandosi, dopo lungo peregrinare, al suo altare per fede o grazia ricevuta.

_BOR0823La caratteristica che li rende noti ai più è l’abbigliamento: sono rigorosamente vestiti di bianco, muniti di due fasce trasversali una blu e l’altra rossa atte a simboleggiare i colori del manto della Vergine, ed i piedi scalzi al fine di sottolineare il sacrificio.
La tradizione vuole che i fujenti, prima del Lunedì in Albis, allestiscano vere e proprie edicole votive in diversi punti della città. Ogni associazione ha poi il compito di portare un saluto presso gli stessi luoghi, dando vita ad una funzione religiosa molto particolare: bandiere e stendardi si levano in segno di preghiera, accompagnati dalla una banda musicale, atta ad interpretare la musica tradizionale della funzione.

Emanuela Borrelli

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